Regione

Nessun atto di eroismo ma lavorare in sicurezza. Nelle Marche, oltre 400 gli operatori in isolamento domiciliare

Quando si è in battaglia la retorica non serve, tanto meno abbiamo bisogno di essere motivati:
servono preparazione e strumenti idonei.
Sulla preparazione, nessuno ha dubbi: conosciamo tutti il valore professionale dei medici e di tutti
gli operatori sanitari. Altrettanto nota è la validità del nostro Sistema sanitario nazionale
nonostante le “aggressioni” e i “saccheggi” che ha subito da più di un decennio: questa emergenza è
solo la conferma di quello che quotidianamente e senza clamore i lavoratori del SSR fanno.
In condizioni di emergenza non devono venire meno i principi saldi del diritto alla tutela ed
alla cura, anzi è proprio in tali situazioni che emerge la reale natura di questi basilari diritti.
Questo vale anche e soprattutto per chi della cura ha scelto di fare un lavoro e una
professione.
Chiediamo quindi che ci siano garantiti gli strumenti necessari a tutelare la nostra salute, il
nostro operato, il nostro lavoro e la nostra professione; chiediamo che le norme di tutela e verifica
dell’infezione COVID-19 vengano garantite ai medici e a tutti gli operatori impiegati in tale
emergenza, nei comparti pubblici e privati dei settori sanitari e sociosanitari, in misura
adeguata all’elevato rischio di esposizione-contatto-contagio.
Imprescindibile la disponibilità di DPI (dispositivi di protezione individuale) numericamente
e tecnicamente adeguati: chiunque entri in contatto con pazienti COVID- 19 positivi ha necessità
di indossare almeno un dispositivo FFP2, sistemi di protezione delle mucose orali, adeguati calzari
e camici monouso oltre ovviamente a guanti e prodotti disinfettanti, fondamentale infine la
sanificazione degli ambienti.
E’ necessario un piano di monitoraggio dei contagi tra gli operatori attraverso l’esecuzione
periodica di tamponi indipendentemente dal contatto certo o dall’assenza di sintomi come già si è
iniziato a fare in altre regioni; ricordiamo che ad oggi sono oltre 400 nella regione Marche gli
operatori sanitari in domiciliarizzazione forzata avendo avuto contatti non protetti (di questi
oltre i due terzi concentrati nelle province di Pesaro e Ancona su Ancona).
Occorre certezza sull’isolamento degli individui positivi: per questo motivo i medici e gli
operatori vanno monitorati in modo che chi è negativo lavori e chi non lo sia sia messo in
condizioni di non contribuire a propagare l’infezione invece che contribuire a contenerla. Occorre
ripristinare la quarantena per gli operatori sanitari esposti a pazienti COVID – 19: chiediamo che in
fase di conversione in legge sia cancellato l’art. 7 del DL 14 del 9/3/2020
In questo momento che non ha precedenti nella storia repubblicana la salute e sicurezza sul lavoro
di medici e operatori della sanità, i comportamenti virtuosi di tutti i cittadini assumono valenza
strategica per sconfiggere il virus
Ancona lì 17 Marzo 2020

Fp Cgil Medici Marche – Fp Cgil Marche
K. Pesaresi, M. Pintucci