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Pensare oggi, al domani che verrà

In questo tempo di tregenda il premier Conte li ha chiamati sentinelle, incaricati di “vigilare” sulle criticità del territorio, un appellativo da tempo vocabolario militare per tempi molto vicini a tempi di guerra. Noi vorremmo che in questo tempo sospeso, anche per la politica, i Sindaci approfittassero della situazione per pensare al domani, un domani non molto prossimo e proprio per questo con del tempo per preparare meglio il futuro. Un futuro quando sarà necessario ripensare a modelli di sviluppo urbanistico, economico, sanitario e sociale delle nostre città. Un tempo dove i Sindaci “sentinelle” dovranno diventarlo davvero di una sanità malata, malata di politica, quella da bassa macelleria. Ecco allora emergere in tutta la sua coerenza il ruolo di tanti Sindaci, capaci, umili, utili a individuare il loro comune territorio di interesse e su quello imbastire una tela nuova di relazioni, progetti, studi. Ci sarà da ripensare non solo alla Sanità, dove il modello di gestione e di relazione va completamente rivisto, ma andranno ridisegnate le reti commerciali, adeguati gli strumenti urbanistici, rinforzate le strutture di assistenza e protezione sul territorio in un’ottica di massima integrazione tra pubblico e privato, chiesto un ruolo diverso alle banche, tutte, da quelle del territorio a quelle nazionali, un maggior coordinamento con le tutte le forme associative. Non sarà facile uscire dalla procella, ma sarà d’obbligo farcela tutti insieme, non lasciando indietro nessuno ed è necessario prima di tutto che la politica capisca che quanto fatto prima non è più adeguato ai tempi, dai processi di selezione della classe dirigente ai riti e alle liturgie obsolete, mentre sarà necessario più coinvolgimento e partecipazione, più controllo, ridurre la catena di comando, semplificare le istituzioni per far posto a nuovi modelli e strumenti partecipativi.

Ares