Coldiretti Marche, sui cinghiali e selvatici ancora nessuna risposta: a rischio aziende e produzione di cibo
Nonostante i continui allarmi e le sollecitazioni a prendere provvedimenti, la Regione non ha ancora messo mano al ripristino urgente delle misure di contenimento della fauna selvatica. Con gli Atc chiusi e le squadre di selezionatori ferme, l’ultimo baluardo a difesa dei raccolti è rappresentato dagli agricoltori. Quelli, quanto meno, in possesso di licenza di caccia e attestato di partecipazione ai corsi organizzati dagli Atc abilitati a intervenire autonomamente nel caso di un’incursione di ungulati sul proprio terreno. Una possibilità prevista dal Piano di controllo del cinghiale approvato due anni fa dopo un lungo pressing da parte di Coldiretti Marche. Proteste e sollecitazioni che hanno portato anche, lo scorso anno del Regolamento unico regionale per il pagamento dei danni in agricoltura che prevede, fortunatamente, risarcimenti entro 90 giorni dalla stima, corresponsione di interessi legali in caso di ritardo e meccanismi di bonus/malus per i contributi regionali agli Atc a seconda del numero di domande e dei tempi di liquidazione degli indennizzi. “I risarcimenti sono doverosi ma non possono rappresentare la regola – spiegano da Coldiretti Marche – occorre intervenire per riportare subito sotto controllo la consistenza di una fauna selvatica lasciata proliferare indisturbata con l’emergenza sanitaria che ha fermato tutto. I Piani di gestione e controllo vanno attuati perché questi squilibri sono un rischio sia per le attività agricole che vedono i loro sforzi andare distrutti, sia per i cittadini che si ritrovano animali selvatici fin sotto casa ma anche per la conservazione delle biodiversità, la grande ricchezza naturale che è vanto della nostra regione e dell’Italia intera”. Ovviamente tutto non può ricadere sulle spalle degli agricoltori. Coldiretti Marche chiede che vengano ripristinata quanto prima la filiera dei controlli. “In un momento come questo in cui le aziende agricole stanno garantendo la sopravvivenza alimentare della popolazione – ribadisce Coldiretti Marche – non è possibile che gli agricoltori debbano, anziché raccogliere i prodotti, fare la conta delle perdite a causa della fauna selvatica”.