Il “caso Marche” arriva in mano ai Magistrati
Anche il “caso Marche” arriva in mano ai Magistrati di Roma, che stanno indagando sul disastro
accaduto, in piena emergenza sanitaria, nei due Comuni di Alzano e Nembro. Sono stati sentiti il
premier Conte, come informato dei fatti. Sotto indagine i due Comuni del bergamasco, in cui si
sarebbe dovuta instituire la zona rossa da parte della Regione Lombardia, salvando probabilmente
molte vite. Ma non fu fatto. Una decisone che non fu presa prontamente nè dal Governo, nè dalle
Regione, e gli amministratori locali hanno raccontato la snervante attesa di una decisone
governativa, sostenendo che a Palazzo Chigi e alla Protezione Civile erano stati esaminati i contagi
e che per lunghi cinque giorni si temporeggiò. A conferma di quello, anche i ritagli di stampa,
confermano quanto detto dal sindaco di Alzano. Quindi il primo cittadino attendeva la zona rossa
da Palazzo Chigi e non dalla Regione. Eppure la difesa degli esponenti del Governo è del tutto
opposta: toccava al Presidente della Regione istituire la zona rossa come accaduto al Presidente
della Regione Emilia Romagna a Medicina e come di fatto sulla carta la legge consentiva. Eppure
quell’esempio sostenuto non calza. Nelle mani dei Magistrati c’è ampia documentazione che
attesterebbe il contrario. Come il “caso Marche” dimostrerebbe che il Governo avesse compresso
l’autonomia decisionale delle regioni addirittura con intimidazioni percepite come vere minacce.
La stessa sera del 24 febbraio Conte aveva dichiarato alla stampa: “Ho raccomandato al
governatore delle Marche di astenersi dalla sospensione delle attività scolastiche, perché non
sono giustificate”. Insomma la Regione doveva sottostare agli ordini di Conte, seppur la legge
diceva il contrario. Anche lo stesso Borrelli, capo della Protezione Civile, aveva sostenuto che le
regioni non potevano in ordine sparso adottare proprie decisioni e che il coordinamento doveva
essere centrale. Il lockdown e l’emergenza ha dunque creato non poca confusione. Ma il
governatore della Marche disse che sarebbe andato avanti per la propria strada, cosa che il giorno
dopo è effettivamente avvenuta, con la firma di un ordinanza che deliberò la chiusura di tutte le
scuole fino al 4 Marzo. “Le marche hanno realizzato uno scarto, una deviazione, perché se ognuno
assume iniziative proprie si crea una confusione a livello nazionale” Così aveva detto alla stampa
Giuseppe Conte a cui ha fatto seguito il giorno dopo l’impugnazione al Tar della decisone del
Governatore Ceriscioli. Dunque su questa linea è difficile sostenere che sarebbe stata la regione
Lombardia a istituire la zona rossa e ancora più difficile che la dottoressa Rota che segue il caso la
possa prendere in considerazione. Il tempo darà ragione.
Fonte “il Tempo” di Paola Pieroni