Guerra al contante: dal primo luglio si cambia
Dal primo luglio 2020, il tetto al contante verrà abbassato a 1999 euro, per scendere fino a 999 euro nel 2022. Lo stabilisce il decreto
fiscale, collegato alla manovra di bilancio, che limita il cash a favore della tracciabilità dei pagamenti, con finalità di antiriciclaggio e di
rafforzamento degli strumenti antievasione. Al momento il limite di pagamento con contante rimane 2999 euro. Sopra le soglie indicate i
pagamenti dovranno avvenire con bonifici, carte di debito, carte di credito e comunque con sistemi tracciati che possono essere accertati
e dunque controllati. Dal primo luglio un solo errore e si incorrerà a multe salate. Su questo punto la manovra di bilancio è molto severa.
Infatti la sanzione amministrativa va da un minimo di 3000 euro ad un massimo di 50 mila euro. Nell’accertamento ci sono sia chi il
denaro lo invia sia chi lo riceve. Rimane inoltre in piedi la manovra del 2018 che vieta il pagamento di stipendi in contanti. Ovviamente
questa practise si inserisce all’interno di un quadro molto più complesso, perché sarebbe riduttivo pensare che la lotta al contante sia il
motivo dell’evasione, anche perché ci sono altri modi. Certo è che la riduzione del contante può rendere loro la vota più difficile. Ma per
scoprire gli evasori sono indispensabili i controlli e le indagini. Magari innescati dalle analisi dei database pubblici, alimentati dai
pagamenti tracciati. La scommessa della tracciabilità, in fondo, è tutta qui. Dal 2002 al 2016, sono state otto le modiche in tema di leggi al
contante, quando il Governo Renzi la alzò da 1000 a 3000 euro. O alla vicenda del Pos: obbligatario dal 30 giugno 2014 senza limite di
importo, ma senza sanzioni per chi non si adeguava. Chi ha buona memoria ricorderà anche il divieto di pagare il canone d’affitto in
contante delle case, introdotto nel 2014 ed eliminato in poco più di un mese. E adesso le regole potrebbero ancora cambiare.
Paola Pieroni