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Pesaro e Urbino, la pandemia colpisce duro le aziende femminili, ma la voglia di fare impresa resta

Allarme del Gruppo Donne di Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino: “A fine 2020, rispetto a fine 2019, risultano circa 70 imprese attive in meno nella provincia di Pesaro e Urbino. Le imprenditrici combattono per resistere e chiedono più tutele”
Imprenditoria femminile del territorio provinciale in affanno, con una perdita di attività che va ormai avanti da 6 anni e su cui la pandemia ha ulteriormente impattato nel 2020. E’ la denuncia del Gruppo Donne Impresa di Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino, che ha analizzato il trend provinciale, registrando un calo del numero delle attività a guida femminile in diversi settori. “Una situazione difficile che è in linea con i pesantissimi dati appena diffusi dall’ISTAT – commenta Katia Sdrubolini, Presidente del Gruppo Donne – il quale evidenzia la perdita di 444mila posti di lavoro nel 2020, di cui 312mila di donne. Sono poi 100mila i posti persi a dicembre in Italia, di cui 99mila femminili. Questo fa emergere come le donne siano sempre le più penalizzate nei momenti di crisi, in quanto impegnate a ricoprire ruoli e a svolgere lavori più precari, soprattutto nei servizi”.
A livello territoriale, spiega Silvana Della Fornace, responsabile Gruppo Donne, “nella Provincia di Pesaro e Urbino risultano quasi una settantina di imprese attive in meno. Un dato preoccupante, che indica quanto le difficoltà causate dall’emergenza economica abbiano inferto un colpo importante, perché si è passati dalle 7.600 attive di dicembre 2019 alle 7.534 di fine 2020”. Una discesa che continua inesorabile dal 2014, in realtà. “A Pesaro e Urbino in 6 anni, fino a fine 2020, sono mancate all’appello 396 imprese, con il passaggio dalle 7.930 attive di dicembre 2014 alle 7.534 di dicembre 2020. Un quadro, dunque, di preoccupazione, che evidenza uno stato di difficoltà già presente sul territorio, aggravato poi nell’ultimo anno dalla pandemia”.
Anche i dati settoriali fanno riflettere. In entrambe le province, le imprese femminili si concentrano prevalentemente nell’ambito del commercio all’ingrosso e al dettaglio: nel pesarese e urbinate sono il 25,5 % del totale. “Anche in questo comparto – spiega Della Fornace – nell’ultimo anno le aziende attive risultano calate. In provincia siamo passati dalle 2.156 imprese femminili attive a fine dicembre 2014 alle sole 1.919 di fine 2020, con ben 237 imprese mancanti all’appello.  “Le altre attività di servizi, terze per importanza dopo l’agricoltura – prosegue Della Fornace – hanno visto un lieve incremento di qualche decina di unità negli ultimi 6 anni, mentre tra 2019 e 2020 la situazione è rimasta sostanzialmente invariata. Di certo la ripresa vera è lontana”. Spostandosi sul manifatturiero, poi, quarto comparto per importanza, lo scenario cambia di nuovo. “Qui torniamo a osservare una decrescita – spiega Della Fornace – perché nell’ultimo anno il trend è stato negativo e, osservando gli ultimi sei anni, a Pesaro e Urbino risultano quasi 50 aziende in meno all’appello”. Perdite, seppure più contenute, anche nel settore alloggio e ristorazione nell’ultimo anno.
“Di certo il peso della crisi del 2020 si è fatto sentire – commenta Sdrubolini – ma le nostre imprenditrici sono tenaci e continuano a combattere per resistere, lavorando nel rispetto delle regole e non demordendo. Ora il passaggio in zona gialla può dare respiro alle attività e auspichiamo che non vi sia la morìa temuta di aziende non in grado di superare questi mesi invernali ancora difficili. La priorità – continua Sdrubolini – è sostenere le attività d’impresa con azioni concrete e decise, facendo attenzione a promuovere il valore del lavoro femminile: in tal senso, servono soprattutto politiche che favoriscano la conciliazione tra tempi di vita e lavoro, tema su cui si riescono ancora a dare risposte efficaci a livello legislativo. Bene la creazione, con la Legge di Bilancio 2021, di un Fondo a sostegno per l’impresa femminile con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022. Ora – continua Sdrubolini – serve anche allargare l’offerta di servizi, non soltanto quella degli asili nido, ma anche quelli per gli anziani, di cui sono soprattutto le donne a prendersi cura”. Poi i provvedimenti di carattere più generale, “come l’anno bianco della tassazione – conclude – la riforma della burocrazia, un problema per più di 1 impresa femminile su 3 (37%), come l’eccessiva pressione fiscale, che risulta essere un problema per 1 impresa femminile su 2 (49%). Necessari anche minori costi bancari per le imprese, investimenti in infrastrutture materiali e immateriali. E’ tempo di cambiare marcia adesso, per continuare a sostenere il valore delle imprese femminili del Paese”.
Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino