Se la colpa è sempre del sindaco è a rischio la democrazia di Maurizio Mangialardi
Un bambino si ferisce in un asilo comunale, fortunatamente in maniera non grave, e la sindaca della città finisce iscritta nel registro degli indagati. È la paradossale vicenda avvenuta a Crema, toccata in sorte alla prima cittadina Stefania Bonaldi. Ma quanti casi simili si verificano ogni giorno in tutta Italia? Quanti sindaci, spesso di piccole e piccolissime comunità, che nella stragrande maggioranza dei casi si mettono a disposizione dei loro concittadini per puro spirito di servizio, si ritrovano invischiati in inchieste giudiziarie che non ho alcun timore a definire assurde? Quante vite di tanti bravi amministratori vengono rovinate per una firma o un’interpretazione di legge sbagliata, per garantire lo svolgimento di servizi altrimenti fermi nel pantano di una burocrazia schizofrenica, per una disgrazia accidentale o un evento atmosferico?
Come se non bastassero le storture del sistema giudiziario, che, non va dimenticato, sono spesso figlie di quella sproporzione tra gli scarsi strumenti a disposizione dei sindaci per governare le città e le enormi responsabilità che non di rado esulano dai comportamenti e dalle scelte amministrative soggettive, c’è poi l’aspetto politico che traduce ogni avviso di garanzia in un volano di quella macchina del fango volta a distruggere le persone.
Oggi, giustamente, parliamo del caso di Crema, ma non dimentichiamo quello di Lodi, che, proprio alcuni giorni fa, ha visto il sindaco Simone Uggetti uscire assolto con formula piena dal reato contestatogli, ma dopo essere stato trattato per anni come un pericoloso criminale e aver purtroppo conosciuto anche il carcere e gli arresti domiciliari.
Uggetti, suo malgrado, è divenuto il simbolo dei tempi bui che viviamo, dominati dalla demagogia e dal populismo, cavalcati senza scrupoli da chi, pur di ottenere facili consensi, non ha esitato a trasformare la politica in un’arena feroce, dove al confronto e al dialogo si sostituisce la sistematica demolizione dell’avversario. E mi dispiace, ma voglio dirlo: per quanto apprezzabili, le scuse tardive del ministro Di Maio per conto del Movimento 5 Stelle, protagonista della volgare jacqueri contro Uggetti, non ripara il dolore, le notti in carcere, il clima di sospetto e diffidenza che un onesto sindaco di provincia ha dovuto subire senza alcun ragionevole motivo.
Una realtà che purtroppo ho imparato a conoscere molto bene, avendo vissuto sulla mia stessa pelle, nonostante la costante e sincera solidarietà che ho sempre ricevuto dalla mia città, ogni genere di strumentalizzazione e mistificazione da chi oggi occupa a Senigallia posizioni di vertice nell’attuale Amministrazione comunale.
Ora, è facile comprendere che in questo contesto i vulnus legislativi e i conseguenti rischi giudiziari che gravano sugli amministratori locali finiscono per rappresentare una chiara menomazione della democrazia. Dare sempre la colpa al sindaco significa allontanare la partecipazione di tante persone dalla vita politica e amministrativa delle città e scoraggiare molte belle esperienze di impegno civico che vivacizzano molte piccole realtà locali.
È urgente che l’intero Parlamento, visto che peraltro la questione è trasversale, metta mano a questa situazione per correggere un quadro normativo ormai insostenibile, dove ogni firma apposta su un atto porta con sé il rischio di un abuso d’ufficio, mentre ogni firma mancata espone all’accusa di omissione. Non si tratta, come hanno correttamente sottolineato il presidente dell’Anci Antonio De Caro e il presidente del Consiglio nazionale dell’Anci Enzo Bianco, di chiedere l’immunità o l’impunità, ma di liberare i sindaci da responsabilità non proprie nell’ordinario assolvimento delle loro funzioni.
Ancona, 10 giugno 2021
Maurizio Mangialardi
Capogruppo assembleare del Partito Democratico – Assemblea legislativa delle Marche