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Nuova indagine: 360 cuccioli di beagle allevati per esperimenti trovati morti nell’allevamento internazionale

Le autorità indagano su Envigo: cani morti e morenti, alcuni lasciati a marcire, madri che allattano lasciate senza cibo per giorni

Roma – Una nuova indagine sotto copertura della PETA Stati Uniti su Envigo, un fornitore internazionale di beagle per laboratori per esperimenti, ha documentato che lavoratori senza credenziali veterinarie hanno infilato aghi nella testa dei cuccioli; iniettato farmaci per l’eutanasia direttamente nel cuore dei cuccioli senza sedazione, causando loro un dolore immenso; privato di cibo cani femmine madri con cucciolata finanche a due giorni; spruzzato i cani con getti ad alta pressione, lasciandoli fradici; e causato loro sofferenza in altri modi.

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha appena completato un’ispezione di più giorni e ha aperto un’indagine sulla struttura dopo che un supervisore di un allevamento è stato ripreso in un video mentre descriveva le preoccupazioni degli ispettori dell’USDA come “un dannato gioco che devi giocare per … soddisfarli, a causa delle stron**** che possono far accadere”. Le foto dell’indagine di PETA US sono disponibili qui e le riprese video sono disponibili quiVideo e foto sono anche disponibili via WeTransfer qui qui.

Envigo, la quale è presente anche in Italia, rinchiude circa 5.000 beagle in canili sterili e gabbie anguste in capannoni delle dimensioni di un campo da calcio, costringe le madri a riprodursi due volte l’anno per un massimo di sette anni e produce circa 500 cuccioli ogni mese da vendere per sperimentazione. Ecco alcune delle scoperte dall’investigatore:

  • Un supervisore e un operaio non hanno dato cibo per giorni ai cani femmina madri dai cani che allattavano e hanno continuato a farlo anche dopo che l’USDA ha ordinato al personale di non farlo – e poi ha detto ai lavoratori di mentire su questo, se richiesto.
  • I lavoratori senza credenziali veterinarie hanno inserito aghi nella testa dei cuccioli, apparentemente per drenare gli ematomi, senza alcun sollievo dal dolore, facendo urlare i cuccioli. Hanno anche tagliato il tessuto prolasso dagli occhi dei cuccioli con le forbici, tra le altre procedure mediche.
  • L’investigatore di PETA Stati Uniti ha trovato piú di 360 cuccioli morti nel corso delle indagini. Alcuni erano stati schiacciati dalle loro madri nelle gabbie anguste in cui erano costretti a vivere, altri erano morti di polmonite o di epatite, e alcuni erano stati lasciati a marcire insieme ai loro fratelli sopravvissuti.
  • I lavoratori e un supervisore lasciavano abitualmente i cani nelle loro gabbie mentre li spruzzavano con getti ad alta pressione, lasciando i cuccioli bagnati a rabbrividire sui pavimenti di plastica dura e il loro cibo ad ammuffire e infestarsi dai vermi. Inoltre alcuni cuccioli sono caduti attraverso i buchi delle gabbie e sono finiti nelle fognature, inzuppati di acqua, feci e altri rifiuti.

“Se i cuccioli a Envigo sopravvivono al trauma di essere nati in una gabbia spoglia, spruzzati da un tubo ad alta pressione e alle dolorose procedure a cui sono sottoposti, altri orrori li attendono nei laboratori a cui sono venduti”, afferma Mimi Bekhechi, vicepresidente dei programmi internazionali di PETA. “Questi cani non sono diversi dai cani che vivono nelle nostre case, eppure se qualcuno senza un camice bianco da laboratorio facesse al proprio cane quello che gli sperimentatori stanno facendo a questi beagle, sarebbe giustamente messo dietro le sbarre”.

La PETA sta esortando i governi ad abbracciare il suo pionieristico Accordo sulla Modernizzazione della Ricerca (Research Modernisation Deal) e a porre fine a questa sofferenza crudele e inutile a favore della scienza umana e rilevante per gli esseri umani.

La PETA – il cui motto recita, in parte, che “gli animali non sono nostri su cui effettuare esperimenti” – si oppone allo specismo, una visione del mondo basata sulla supremazia umana. Per ulteriori informazioni, visitare PETA.org.uk o seguire il gruppo su FacebookTwitter o Instagram.