ACCORDO ELICA: NECESSARIO CONVOCARE IL TAVOLO TERRITORIALE PER DARE APPLICAZIONE
E’stata inviata all’Elica la richiesta di incontro per definire gli accordi attuativi delle linee
programmatiche condivise nell’accordo del 09 dicembre, arrivato dopo mesi di grande lotta della
lavoratrici e dei lavoratori.
Una mobilitazione forte e costante capace prima di respingere il piano del 31 di marzo che
vedeva il completo disimpegno dell’azienda dall’Italia, poi di sostenere la proposta presentata
dagli stessi lavoratori impegnando invece sul territorio la stessa Elica e la sua proprietà per i
prossimi anni con un’operazione di carattere industriale che ha ribaltato completamente le
logiche finanziarie con cui l’impresa aveva avviato la discussione.
Un accordo che ha voluto costruire un vero e proprio progetto capace di guardare al futuro, con
delle linee programmatiche condivise finalizzate alla realizzazione di un piano che dovrebbe
diventare un modello per delle politiche industriali diverse, in controtendenza con quanto sta
avvenendo in maniera drammatica nel Paese.
L’Italia così torna ad essere veramente centrale nelle strategie della multinazionale, non solo
perché sede del quartier generale ma soprattutto da un punto di vista produttivo, con una
importante operazione di RESHORING dalla Polonia di circa 200.000 cappe soprattutto
di alto di gamma, con l’impegno di destinare allo stabilimento di Mergo tutte gli sviluppi di
prodotto futuri dello stesso segmento ed accorpandoci le produzioni dello stabilimento di
Cerreto d’Esi, in particolare il prodotto di punta Nikola Tesla, che invece erano destinate
all’est Europa dove erano, infatti, già state avviate le produzioni.
Al tempo stesso il sito di Cerreto sarà oggetto di re industrializzazione che, insieme al
reimpiego del personale, esclusivamente su base volontaria ed incentivata, garantirà i livelli
occupazionali sul territorio, con possibile aumento degli stessi: su questo sarà fondamentale
avviare al più presto un confronto per verificare i termini precisi e mettere le persone nelle
condizioni di poter fare la scelta più giusta in base alle proprie esigenze e necessità; sono già
iniziati i primi contatti con le amministrazioni locali più attente ed interessate.
L’utilizzo dell’ammortizzatore sociale riguarderà una platea molto ampia ma sarà
esclusivamente propedeutico alla realizzazione del piano industriale, per una durata massima
di 36 mesi, con verifica entro i 24 mesi: non ci saranno persone messe in cassaintegrazione
a zero ore ma saranno garantite a tutte/i almeno 30 ore di lavoro settimanali, con integrazioni
salariali da parte dell’azienda sotto forma di buono pasto di 6 euro al giorno e con la
maturazione integrale delle ferie e dei permessi, in quanto dentro un progetto che rende
l’azienda più competitiva e performante, non possono essere sicuramente le persone che lavorano
ad essere penalizzate: l’ammortizzatore sociale serve per accompagnare e sostenere
un progetto industriale, e non per assistenzialismo, che nel momento delle sua realizzazione
dovrà prevedere uno stabilimento con almeno 400 persone FTE ( full time equivalent ), con
una gamma di prodotti diversa rispetto a quella degli ultimi anni, con un mix produttivo più
ricco che sia in grado di mettere in sicurezza il più possibile lo stabilimento.
Le persone che nella vigenza del contratto di solidarietà, più il periodi di 24 mesi massimi di
Naspi, raggiungeranno i requisiti pensionistici, potranno lasciare il lavoro avendo comunque
garantito il 100% della retribuzione fino al momento della pensione, così come per chi volesse
lasciare l’azienda in maniera autonoma e volontaria sarà previsto un incentivo all’esodo di
75.000 euro, fermo restando il numero minimo di personale di 400 unità che sono quelle
necessarie a rendere sostenibile una fabbrica da un punto di vista industriale e indispensabili
per la realizzazione dei prodotti che poi dovranno essere venduti sui mercati.
Se alla fine del piano non si sarà arrivati al numero di uscite dichiarato dall’azienda, si
procederà a confrontarsi su strumenti come il contratto di espansione, che prevedono percorsi
di prepensionamento fino a 5 anni, prevedendo però anche un adeguato turn over con la
staffetta generazionale, con l’obiettivo di ringiovanire la fabbrica, preservare i livelli di
organici, le professionalità esistenti e quelle che serviranno in futuro.
Per il prossimo biennio, sono inoltre previsti investimenti in prodotto e processo per 7,5
milioni di euro e percorsi formativi necessari alle nuove tipologie di produzione ed alla
mobilità tra reparti che servirà a garantire lavoro a tutte le persone che resteranno in Elica.
Inoltre viene istituito un modello partecipativo di controllo e verifica dell’applicazione
dell’accordo sia a livello territoriale con incontri trimestrali, ma soprattutto in stabilimento
dove azienda e RSU si incontreranno con cadenza almeno mensile, o su richiesta di una delle
parti, per instaurare un rapporto di corrette relazioni industriali, all’interno del quale le
lavoratrici ed i lavoratori potranno avere voce dire il loro punto di vista che dovrà essere tenuto
in considerazione nelle scelte che si andranno a fare, confrontandosi continuamente su temi
che sono la vita della fabbrica come: l’organizzazione del lavoro, progetti formativi, sviluppo
dello stabilimento e monitoraggio degli investimenti, operazioni di reshoring, utilizzo
dell’ammortizzatore sociale, livelli occupazionali.
La FIOM ritiene quello siglato con ELICA un accordo molto importante, arrivato alla fine di
un periodo molto difficile e duro, dove a vincere è stato esclusivamente il territorio ed il Paese
in generale, grazie al cuore, alla passione, alla forza delle lavoratrici e dei lavoratori di Elica
che con la loro grande lotta sono riuscirti ad invertire un paradigma e hanno voluto indicare
una strada diversa da seguire rispetto alle logiche speculative che stanno travolgendo il mondo
del lavoro in Italia e contro le quali le persone vengono quasi sempre lasciate da sole, mentre ci
sarebbe davvero bisogno di scelte coraggiose da parte di chi governa.
La Segreteria della FIOM CGIL di Ancona