Donne: pace, libertà, lavoro, uguaglianza, diritti
Occorre rinnovare l’impegno di tutte e tutti per la pace, la libertà, il
lavoro, l’uguaglianza, i diritti: è ciò che le donne rivendicano ancora con
più forza in questi momenti difficili con un’emergenza sanitaria,
economica e sociale che ha pesato e pesa ancora gravemente sulle loro
spalle.
Anche nelle Marche occorre fare di più. Dobbiamo farlo per le 9 mila
donne che nel 2020 hanno perso il lavoro e per le 26 mila che il lavoro
lo cercano senza riuscire a trovarlo o al massimo vengono offerti solo
lavori precari, discontinui o a tempo parziale, tanto che nelle Marche
solo una lavoratrice su tre può contare su un lavoro a tempo pieno e
indeterminato e una retribuzione stabile e dignitosa, mentre gli uomini
con un lavoro stabile e a tempo pieno sono i due terzi dei lavoratori.
Donne alle prese con vecchie e nuove diseguaglianze. Lavoratrici che
ancora faticano a veder riconoscere e valorizzare le competenze che
possono e vogliono esprimere sul lavoro e che ancora si misurano con
le enormi difficoltà prima a trovare lavoro e poi nell’avanzamento di
carriera, spesso segregate nelle mansioni e nei livelli più bassi.
Diseguaglianze che si traducono in divari retributivi inaccettabili che
nelle Marche portano le lavoratrici a percepire 6.800 euro lordi annui
meno degli uomini nel lavoro privato e 9.400 euro in quello pubblico.
Donne che lavorano il doppio, fuori e dentro casa, perché per una
cultura patriarcale che non vuole morire ci si aspetta da loro che siano
buone madri, mogli e anche lavoratrici infaticabili.
Donne costrette a rinunciare al desiderio di diventare madri perché
temono che un figlio potrebbe compromettere il loro posto di lavoro.
Donne che il lavoro l’hanno perso dopo la maternità, a partire dalle 800
lavoratrici che l’anno scorso hanno lasciato il lavoro dopo la nascita di
un figlio: scelta a cui spesso sono state costrette per la mancanza di
alternative, non potendo contare su un'adeguata rete di asili nido o per i
costi troppo alti delle rette, e neanche su una rete familiare di supporto.
Donne che lavorano e hanno figli ma vorrebbero avere dei tempi di vita
e di lavoro più sostenibili basati sulla genitorialità condivisa e in un
mondo del lavoro che tenga conto delle esigenze delle famiglie.
Le donne vogliono essere libere di scegliere se essere o non essere
madri. Vogliono che le leggi dello Stato siano pienamente applicate,
compresa la Legge 194, vogliono che sia data subito piena attuazione
alle linee guida del Ministero per l’aborto farmacologico e risorse per
consultori efficienti e diffusi nel territorio.
Le donne vogliono essere pienamente protagoniste nella ripresa e
rilancio del Paese, con il loro lavoro, la loro intelligenza, la loro energia,
la loro forza.
Per questo continueranno a lottare, per tutte noi, per le donne che
subiscono la tragedia insensata della guerra, per le donne costrette ad
allontanarsi insieme alle famiglie dalla propria terra e dai propri affetti,
per le donne che resistono e lottano per la libertà e la democrazia. Per
Mia, la bimba nata nella metropolitana di Kiev, mentre fuori esplodevano
le bombe russe, e per tutte le bambine del mondo.
Buon 8 marzo a tutte!
Ancona, 8 marzo 2022