Mezzogiorno: SRM presenta il nuovo numero del Panorama economico di mezz’estate. “Competenze, Connessioni e Competitività” (le 3 C) rappresentano le sfide per il futuro
Potenziare queste tre dimensioni è l’obiettivo primario da perseguire. Le risorse ci
sono, ora è il momento che il Sud Italia faccia il definitivo salto di qualità.
Napoli, 5 agosto 2022 – “Competenze, Connessioni e Competitività” (le 3 C) rappresentano
le sfide per il futuro del tessuto produttivo ed economico del Mezzogiorno. Il rafforzamento
di queste tre dimensioni, favorito anche dallo stanziamento dei fondi europei e dal PNRR,
rappresenta una via obbligata. Ora è il momento che il Sud Italia faccia il definitivo salto di
qualità. Lo rileva il “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno” pubblicato da
SRM, Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, che fornisce una narrazione diversa
di un Mezzogiorno che propone realtà innovative e prospettive di crescita, individuando
numeri inaspettati circa la realtà economica e produttiva meridionale e fornendo spunti di
riflessione ed indirizzi per la ripartenza del Paese.
Cresce il numero delle imprese: i dati registrano, a giugno, un +0,7% rispetto al 2021 (-0,1%
il dato Italia); inoltre, sono attive oltre 170 mila imprese giovanili, il 40% del dato nazionale,
con un tasso di imprenditorialità giovanile più alto di quello medio nazionale (9,8% contro
8,3%). L’export è in forte recupero: si evidenzia, al I trimestre dell’anno, un +26,3% (media
Italia +22,6%). Nel Mezzogiorno vi sono oltre 15 mila imprese “innovative”, il 17% del dato
nazionale. Rispetto al 2014, il numero delle imprese innovative cresce di circa il 52% a fronte
del 34% della media nazionale e la spesa per addetto è aumentata di 1.800 euro (media
Italia +2.800 euro).
Il Mezzogiorno contiene tutti gli elementi per avviare un percorso di crescita basato sulle
3C: punto di partenza sono le sue forze endogene legate in primis ai settori prevalenti (Mare,
Energia, Turismo, Ambiente) che possono contribuire in modo deciso alla ripartenza
dell’area.
I porti, la logistica e lo shipping sono gli elementi che muovono l’economia del mare e che
possono favorire la competitività del Paese nel Mediterraneo. Grandi sono le potenzialità
logistiche del Sud: i porti meridionali servono il 47% del traffico merci del Paese pari a 224
milioni di tonnellate di merci gestite nel 2021 (+7,1%; in Italia +8,4%). Nel Mezzogiorno si
contano, inoltre, 36.500 imprese di trasporti e logistica (1/3 dell’Italia).
Dal punto di vista dell’energia il Sud si conferma strategico per il rilevante potenziale di
generazione elettrica da fonti green. L’area pesa per il 40% del totale in termini di potenza
cumulata installata da FER.
Guardando al settore del turismo, il Mezzogiorno ha rappresentato nel 2021 circa il 20% dei
flussi turistici nazionali con oltre 15,4 milioni di arrivi. Considerevole è stato il recupero rispetto
al 2020: +43% a fronte di un +41,2% medio nazionale. La componente straniera è cresciuta
al Sud del 107,5% (in Italia +62,9%).
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Per quanto riguarda l’ambiente e la sostenibilità, nel Sud l’impronta bioeconomica è
maggiore della media nazionale: sono stati prodotti 24,9 miliardi di VA (il 7% del totale
economia dell’area. In Italia è il 6,4%), con 715 mila addetti (10,4% del totale occupati
rispetto al 7,9% del totale nazionale). Si tratta rispettivamente il 24,1% ed il 35,5% del dato
nazionale.
Inoltre, su un campione di 700 imprese manifatturiere intervistate da SRM, nel Sud il 49%
dichiara di aver effettuato investimenti nell’ultimo triennio (15 p.p. rispetto al triennio 2018-
2020). Guardando al futuro, cresce la voglia di digitale (62% le imprese che vi investiranno)
e c’è maggior attenzione ai rapporti con il mondo della ricerca (57% le imprese investitrici).
Il percorso futuro di crescita è quindi legato a doppio filo alla capacità del Paese e del
Mezzogiorno di utilizzare al meglio le risorse disponibili (oltre 200 miliardi fino al 2030) e che
dovranno essere spesi in modo efficiente e con una programmazione di qualità. Per
raggiungere gli obiettivi prefissati l’accento va posto su quei settori trasversali che, anche
grazie al corretto utilizzo delle risorse disponibili e al completamento delle riforme,
rappresentano la linfa vitale della nuova società e leve fondamentali per lo sviluppo:
formazione, sostenibilità, innovazione, digitalizzazione ed economia sociale. In questi settori
il Mezzogiorno evidenzia importanti aree di miglioramento e sfidanti obiettivi di crescita.
La pubblicazione integrale del rapporto è disponibile per il download sul sito di SRM: www.sr-m.it
Dichiarazioni:
Paolo Scudieri, Presidente SRM, “I dati dimostrano che esiste un Mezzogiorno che
nonostante tutto è in grado di contribuire alla crescita del Paese. L’attuale fase economica
e politica evidenzia opportunità e minacce crescenti, rendendo ancor più necessario
attuare le riforme e riuscire ad investire con efficacia le risorse a disposizione. È il momento
di sfruttare tutte le opportunità che ci sono affinché il Mezzogiorno possa realmente iniziare
un percorso di recupero dello storico gap con il resto di Italia e contribuire al rilancio
dell’Intero Paese”.
Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, “Con questo studio si vuole offrire una chiave
di lettura diversa, orientata a guardare al Mezzogiorno come area con un ampio potenziale
di sviluppo e ricca di risorse umane ed imprenditoriali che vanno sostenute e rilanciate. SRM
con una logica propositiva vuole indagare su come il Sud può in concreto contribuire alla
crescita del Paese anche grazie alle risorse disponibili e alle riforme in corso, tracciando
nuovi obiettivi e nuovi modelli di sviluppo. Competenze, connessioni logistiche e digitali,
imprese competitive e strutturate rappresentano i fattori centrali per il rilancio. E i numeri
dimostrano che pur con le tante e ben conosciute difficoltà, esiste anche un Mezzogiorno
che innova, produce e sa essere competitivo.
SINTESI PANORAMA ECONOMICO MEZZ’ESTATE SRM 2022
• Al secondo trimestre 2022: oltre 1,7 milioni di imprese attive, +0,7% sull’anno precedente.
Prosegue il processo di irrobustimento del tessuto imprenditoriale: le società di capitali (che
pesano per il 22,4%) sono cresciute del 5% (in Italia +3,2%).
• L’export è in forte recupero: 14,8 miliardi di euro, +26,3% (rispetto al primo trimestre 2021;
+22,6% il dato medio nazionale).
• Le risorse ci sono, ora è il momento di utilizzarle al meglio: agli 80 mld di euro del PNRR, si
aggiungono 54 miliardi di euro dei Fondi strutturali 2021-2027.
• Grandi le attese delle imprese: il 57% dichiara di essere “abbastanza o molto informato” circa
le misure del PNRR (12 p.p. in più rispetto all’indagine del 2021). In Italia la quota è del 42%.
(Survey di SRM: 700 imprese di cui 300 al Sud).
• Il 49% delle imprese meridionali ha investito nel triennio 2019-2021 (15 p.p. rispetto al triennio
2018-2020). Per il futuro, cresce la voglia di digitale (62% le imprese che vi investiranno) e c’è
maggior attenzione ai rapporti con il mondo della ricerca (57% le imprese investitrici).
• Crescono le imprese innovative nel Sud: rispetto al 2014, +52% (in Italia +34,3%). Sono presenti
6 dei 24 poli tecnologici nazionali, 485 PMI innovative e 3.785 Startup innovative.
• Recupero degli arrivi turistici rispetto al 2020: +43% a fronte di un +41,2% medio nazionale. La
componente straniera cresce al Sud del 107,5% (in Italia +62,9%).
• Nel Sud un’impronta bioeconomica maggiore della media nazionale: prodotti 24,9 miliardi
di VA (il 7% del totale Mezzogiorno. In Italia è il 6,4%), con 715 mila addetti (10,4% del totale
occupati rispetto al 7,9% del totale nazionale). Sono rispettivamente il 24,1% ed il 35,5% del
dato nazionale.
• Cresce il “terzo settore” nel Mezzogiorno: con 99.042 istituzioni non profit- (il 27,3% del dato
nazionale) è la seconda area del Paese, (+1,6% nell’ultimo anno; in Italia +0,9%). Aumenta
anche la densità: il numero di istituzioni ogni 10 mila abitanti passa da 48 a 49 (In Italia da
60,1 a 60,8).
• Grandi le potenzialità logistiche: i porti del Sud servono il 47% del traffico merci del Paese pari
a 224 milioni di tonnellate di merci gestite nel 2021, (+7,1%; in Italia +8,4%). Nel Mezzogiorno
si contano 36.500 imprese di trasporti e logistica (1/3 dell’Italia).
• Energia: il Sud strategico per il rilevante potenziale di generazione elettrica da fonti green.
L’area pesa per il 40% del totale in termini di potenza cumulata installata da FER. Al Sud il 26%
della nuova potenza fotovoltaica ed il 95% della nuova potenza eolica del Paese.
• Guardando al futuro, “Competenze, Connessioni e Competitività” (le 3 C) rappresentano le
nuove sfide. Potenziare queste tre dimensioni è l’obiettivo primario da perseguire. Le risorse
ci sono ed è ora il momento che il Sud Italia faccia il definitivo salto di qualità.
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
EXECUTIVE SUMMARY
Il contesto socioeconomico meridionale è caratterizzato, come per il resto dell’Italia, dagli
effetti degli ultimi eventi. Alle difficoltà generate dalla pandemia si sono aggiunte quelle
legate al conflitto tra Russia e Ucraina che hanno aggravato le fragilità macroeconomiche
del Paese generando un nuovo shock alla ripresa; l’aumento dei prezzi delle materie prime,
la crisi energetica e la fragilità delle supply chain globali sono solo alcuni degli elementi da
considerare nell’attuale dibattito geo-economico per gli effetti che potranno generare nel
breve e medio/lungo termine.
Il 2021 si è chiuso con una ripresa, seppur parziale, dell’economia (a livello nazionale la
crescita del Pil è stata del 6,6%, mentre per il Mezzogiorno del 5,9%) e le stime per il 2022
erano inizialmente indirizzate ad un ulteriore recupero; tuttavia, gli eventi più recenti hanno
portato ad una correzione rapida e continua dell’indicatore.
A seguito di tutti i possibili impatti generati (diretti, indiretti ed indotti), si è stimata quindi per
il Mezzogiorno una revisione al ribasso della crescita del Pil nell’anno in corso. Revisione che,
anche sulla base degli ultimi dati Istat relativi al primo trimestre 2022, portano da circa un
+3,7% dello scenario pre-bellico ad un intervallo che va dal +2,6% al +3%. Andamento simile
si prevede anche a livello nazionale: tra il +2,9% ed il +3,3%, a fronte del +4,1% ante-guerra.
Allo stesso tempo, va segnalato il forte recupero dell’export: i dati del primo trimestre 2022
mostrano per il Sud una crescita del 26,3% rispetto all’analogo periodo del 2021 (con 14,8
miliardi di euro di export), a fronte di +22,6% medio a livello nazionale.
Altro elemento centrale per l’attuale momento storico è la presenza di nuovi strumenti di
contrasto alla crisi economica e sociale generata dagli eventi trascorsi; strumenti che
hanno previsto una considerevole mole di risorse da investire, anche nella logica dei nuovi
paradigmi comunitari di una transizione verde e digitale.
Ecco, quindi, che per i prossimi anni il Mezzogiorno avrà a disposizione oltre 210 miliardi di
euro, dei quali circa 80 miliardi relativi al PNRR da utilizzare in maniera sinergica e
complementare con gli altri Programmi, in primis con i fondi strutturali 2021/27 che
prevedono per il Sud 54 miliardi di euro.
Le risorse per reagire alle attuali crisi, quindi, ci sono, ma ciò non è sufficiente. È, infatti, ora
necessario puntare sulla capacità progettuale e sull’efficacia della spesa al fine di
intraprendere un percorso di rilancio che garantisca non solo la tenuta del sistema, ma
anche una nuova crescita che punti, tra l’altro, ad un riequilibrio territoriale. Ed è proprio
nella logica di un’efficace progettualità che bisogna tener presente tutti i punti di forza e
le debolezze del territorio, per valorizzare i primi e ridurre i gap che contraddistinguono il
Mezzogiorno in riferimento alle seconde.
In tale contesto, alcuni settori specifici (come il turismo, l’energia, i trasporti e l’economia
sociale) assumono una particolare rilevanza per il rilancio e la resilienza del Mezzogiorno,
uniti a quei fattori trasversali che ne possono ulteriormente stimolare la crescita (si pensi, ad
esempio, a ricerca e innovazione ed alla sostenibilità).
Decisivo sarà poi il ruolo giocato dal mondo imprenditoriale e, soprattutto, dalle grandi
aziende del territorio. La survey che SRM conduce annualmente sul tessuto manifatturiero
meridionale, con una particolare attenzione per le imprese più grandi, mostra un
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
considerevole aumento della loro propensione ad investire, elemento che funge da traino
alla crescita dell’intera area.
Il tessuto industriale rappresenta sicuramente un possibile vettore di sviluppo,
configurandosi come traino per il rilancio dell’intero sistema territoriale, in particolar modo
oggi che le trasformazioni in atto, da un lato, e le risorse disponibili, dall’altro, richiedono un
grande impegno a parte di tutti i soggetti presenti.
Al quadro sinottico meridionale si affiancano, in questo numero, specifici approfondimenti
regionali (Campania, Puglia e Sicilia) per meglio sottolineare il peso e le dinamiche
socioeconomiche che caratterizzano le principali realtà territoriali lungo le varie dimensioni
competitive analizzate.
Formazione e Ricerca
L’economia immateriale assume un ruolo sempre più importante per la società ed è
ampiamente dimostrato come vi sia una correlazione diretta tra il ruolo della formazione e
produttività e competitività di un sistema economico. La rapidità con cui mansioni e
prodotti diventano obsoleti ha sempre reso strategici i percorsi formativi e ciò è oggi ancor
più vero se si considerano le profonde trasformazioni imposte dalla pandemia ad alcune
tipologie di attività.
• La popolazione adulta meridionale è mediamente meno istruita ed ancora elevato
è il divario territoriale in termini di abbandono scolastico. Sotto il primo aspetto, la
percentuale di adulti meridionali poco istruiti ha raggiunto, nel 2021, il 46,1%, a fronte
del 33,7% nel Centro-Nord; per quanto riguarda, invece, l’abbandono scolastico al
Sud, questo è pari al 16,6% con un gap di 6,2 punti percentuali rispetto al Centro-
Nord.
• I giovani meridionali di età compresa tra i 15 ed i 29 anni che non sono né occupati
né inseriti in un percorso di istruzione o formazione (NEET) sono ancora troppi, ma il
loro peso è in lieve diminuzione. Essi, infatti, rappresentano il 32,2% del totale della
corrispondente popolazione (17,8% nel Centro-Nord) ma, nel corso dell’anno, la
quota è diminuita al Sud in misura maggiore rispetto al resto del territorio nazionale,
facendo registrare -1,2 punti contro i -0,3 punti del Centro-Nord.
• Nel Mezzogiorno il peso della spesa in R&S sul Pil è sicuramente insufficiente (0,96%;
in Italia 1,47%) ma mostra un segnale di lieve crescita rispetto all’anno precedente
(+0,3 p.p.). Nell’area il contributo alla spesa proviene soprattutto dalle imprese
(43,4%, media Italia 63,2%) ma il ruolo “relativamente più rilevante” è quello delle
Università (39,6%, media Italia 22,5%). Al Sud si contano 18 Università con dipartimenti
nelle aree scientifico-ingegneristiche.
• Puntare sulla formazione è, quindi, essenziale per ridurre le distanze e aprire l’area
ad un contesto sempre più internazionalizzato ed è importante che a tale obiettivo
concorrano tutti gli attori presenti sul territorio (pubblici e privati); bisogna, quindi,
puntare non solo sulla formazione scolastica e universitaria ma anche su quella
aziendale. È importante partire dai punti di forza e valorizzare quanto presente.
• Le imprese che, nel corso del 2021, hanno previsto corsi di formazione sono, a livello
nazionale, quasi un quarto del totale.
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
Innovazione e Digitalizzazione
La presenza di un ambiente innovativo che promuove la ricerca, insieme ad un tessuto
imprenditoriale in grado di valorizzarne i risultati e le competenze dei singoli, è una
condizione ormai considerata necessaria nelle economie avanzate per la competitività e
la sostenibilità di un territorio. Lo sviluppo di un ambiente innovativo valido e funzionale al
sistema produttivo può quindi essere un importante tassello per valorizzare le potenzialità
produttive del sistema imprenditoriale del Mezzogiorno, anche nell’ambito di una vision
sempre più green.
• Le regioni meridionali si collocano nella fascia medio-bassa del gruppo dei
“Moderate” del Regional Innovation Scoreboard. Al Sud, 15.695 imprese sono da
considerare innovative, il 17% del dato nazionale e, a differenza delle altre aree
geografiche, non superano ancora quelle che non hanno realizzato innovazione
(48%).
• Si riscontra però una maggiore attenzione al tema dell’innovazione: rispetto al 2014,
il numero delle imprese innovative cresce di circa il 52% (in Italia +34,3%) e la spesa
per addetto è aumentata di 1.800 euro (media Italia +2.800 euro).
• C’è un divario nel livello di digitalizzazione: nel 2021, l’83,2% delle imprese meridionali
con almeno 10 addetti si colloca a un livello “basso” o “molto basso” d’adozione
dell’ICT, contro l’80% del dato nazionale.
• Ma si evidenziano alcuni segnali di reazione alle difficoltà emerse negli ultimi tempi
a causa della pandemia, come ad esempio la rilevante crescita della quota di
imprese che forniscono sui propri siti web informazioni sui prodotti offerti (+22,4 p.p.,
dal 28,2% nel 2019 al 50,5% nel 2021). Cresce, in linea con il dato nazionale, anche il
numero di imprese con vendite on-line.
• Non mancano elementi che possono favorire lo sviluppo di un ecosistema innovativo
adeguato come l’accentuata voglia d’impresa, la presenza di 6 dei 24 poli
tecnologici nazionali, la diffusione di PMI innovative (485) e Startup innovative
(3.785), importanti iniziative di collegamento tra il mondo accademico e l’economia
reale.
Ambiente e Bioeconomia
Il tessuto produttivo meridionale ha una forte impronta bioeconomica, rappresentando
circa un quarto del dato nazionale in termini di valore aggiunto ed è l’aerea con il maggior
numero di occupati. Questo è dovuto in particolare alle peculiarità produttive del territorio
che risulta fortemente specializzato nei settori portanti del mondo bioeconomico. Grazie al
PNRR sarà inoltre possibile realizzare nuovi investimenti volti a rimuovere tutti gli ostacoli
all’innovazione e allo sviluppo sostenibile e migliorare così la produttività della
bioeconomia nei territori meridionali.
• La bioeconomia, nel Mezzogiorno, genera un valore di 24,9 miliardi di euro, il 7% del
totale economia dell’area ed il 24% del dato nazionale. Campania, Puglia e Sicilia si
posizionano ai vertici della classifica meridionale, generando, insieme, circa il 66,7%
della Bioeconomia meridionale.
• Importante è anche la dimensione socioeconomica. In termini di occupazione, gli
addetti a produzioni bio nel Mezzogiorno sono pari al 10,4% degli occupati
complessivi nella ripartizione (714mila addetti), un’incidenza sensibilmente maggiore
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
rispetto alle altre aree del Paese (10,4%, circa 3 punti percentuali in più rispetto alla
media italiana 7,9%).
• La filiera agro-alimentare rappresenta l’attività più rilevante della Bioeconomia in
tutte le aree geografiche, e soprattutto nel Mezzogiorno dove il peso della filiera
arriva al 78%.
Turismo
Nonostante i contraccolpi legati alla pandemia, il settore del turismo gioca un ruolo
importante per l’economia meridionale, configurandosi come un motore di crescita su cui
puntare: il Valore aggiunto dei Servizi di Alloggio e Ristorazione (oltre 15,8 miliardi di euro)
rappresenta il 4,4% del Valore aggiunto totale dell’area, dato superiore a quello nazionale
(4,0%). Se si considera il Pil diretto, indiretto ed indotto il peso nel Mezzogiorno sale all’11%.
Ancora più importante è il peso in termini di Occupazione: con 449,9 mila addetti (il 26,5%
dell’Italia) il settore impiega il 6,6% dell’occupazione totale meridionale (dato Italia 6,7%).
• Nel 2021, il Mezzogiorno ha rappresentato circa il 20% dei flussi turistici nazionali con
oltre 15,4 milioni di arrivi e 58,3 milioni di presenze, in crescita rispettivamente del 43%
e del 43,7% sul 2020. Ha, quindi, raggiunto una permanenza media di 3,8 notti, contro
una media Italia di 3,7.
• Si registra un considerevole recupero rispetto allo scenario del 2020 (+43% gli arrivi
totali a fronte di un +41,2% medio nazionale), soprattutto per quanto riguarda la
componente straniera che cresce al Sud del 107,5% (in Italia +62,9%) con una
capacità di spesa pari ad oltre 3,7 miliardi di euro.
• Dal lato dell’offerta, nelle regioni del Sud si contano oltre 39mila esercizi ricettivi per
quasi 1,3 milioni di posti letto. Particolarmente importante è l’offerta alberghiera di
qualità (4,5 e 5 stelle lusso) che rappresenta il 33,6% delle strutture alberghiere e il
54,4% dei posti letto dell’area, contro dei dati nazionali del 21,2% e del 41,1%.
• Secondo le analisi di SRM, per il 2022 nel Mezzogiorno si stima un recupero della
domanda sul 2019 dell’89,5% nello scenario base, in linea con il dato nazionale
(89,7%). Le presenze domestiche raggiungerebbero il 96,5% del dato del 2019 (per
l’Italia 97,2%), mentre la domanda internazionale il 78,1% (per l’Italia 82,3%). In termini
di valore aggiunto, si stima poi per l’area una ripresa del Pil, che arriverebbe a quasi
i 23 miliardi con un recupero sul 2019 maggiore rispetto alla media nazionale (95,2%
contro il 91,6%).
Economia Sociale
La pandemia per Covid-19 ha acuito le diseguaglianze, ha reso più fragili i soggetti deboli,
ha aumentato in modo esponenziale il numero dei poveri; ma il Paese ha potuto contare
anche su un Terzo Settore dinamico che ha rappresentato a tutti gli effetti la ‘terza gamba’
dell’economia. La sua valenza sociale ed economica è ancor più evidente nel contesto
meridionale, un territorio che esprime forti esigenze sanitarie, sociali ed economiche.
• Le istituzioni non profit attive in Italia sono 362.634 e, complessivamente, impiegano
861.919 dipendenti e oltre 5 milioni di volontari. Dal punto di vista territoriale, il
Mezzogiorno rappresenta la seconda area del Paese per numerosità di istituzioni
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
(27,3%) e l’ultima per dipendenti (19,5%). Sicilia, Campania e Puglia sono le tre regioni
che primeggiamo nella classifica meridionale, sia per presenza di enti che per
numerosità di addetti, ed insieme esprimono rispettivamente il 63,7% ed il 67,1% del
relativo dato meridionale.
• È un settore in continua crescita. Gli ultimi dati disponibili indicano nel Mezzogiorno
+1,6%, più della media nazionale (+0,9%). In particolare, si rileva un ritmo più
sostenuto in Molise (+4,7%), Calabria (+3,2%) e Puglia (+2,6%), mentre la Basilicata è
l’unica regione del Sud in cui il numero delle istituzioni non profit si riduce (-1,1%).
• Dal punto di vista dei settori di attività prevalente, si conferma anche nel
Mezzogiorno il primato assoluto di cultura, sport e ricreazione (61,2%), seguito da
assistenza sociale e protezione civile, (11,2%) relazioni sindacali e rappresentanza di
interessi (8,9%). A più lunga distanza ci sono settori oggi più che mai strategici, come
quelli dell’istruzione e ricerca (3,7%), della sanità (3,7%), della coesione sociale (2,6%)
e dell’ambiente (1,6%).
Economia Marittima
L’Economia Marittima e la Logistica rappresentano i pilastri su cui muove l’economia
mondiale e dall’approfondimento di alcune variabili emerge il ruolo centrale del
Mezzogiorno soprattutto in ambito mediterraneo. Il traffico portuale, il trade marittimo, le
imprese logistiche e dei trasporti e la competitività infrastrutturale sono i fattori su cui
occorre investire risorse economiche in maniera coordinata e significativa per mettere a
sistema il Paese.
• I porti del Mezzogiorno coprono una parte rilevante (47%) del traffico merci
complessivo del Paese e, con 224 milioni di tonnellate di merci gestite nel 2021,
hanno mostrato una discreta ripresa post-crisi pandemica, con un aumento del 7,1%
(+8,4% il dato Italia) del quantitativo gestito. I dati al I trimestre 2022 confermano la
crescita, con un aumento del 2,2% rispetto al I trimestre 2021 (+6,5% per l’Italia).
• Le 8 autorità di sistema portuale del Sud svolgono un’attività multipurpose variegata
e diversificata, atta a soddisfare le differenti esigenze di domanda, con una più
bassa esposizione a shock esterni ed una maggiore resilienza.
• Sul lato passeggeri, la ripresa post-crisi pandemica è stata ancora più evidente. Il
2021 ha registrato una netta ripresa nel Mezzogiorno (+29,1%; dato in linea con quello
dell’Italia, +33,6%). Particolarmente evidente il rimbalzo nel dato delle crociere,
aumentato di 6 volte nel Mezzogiorno, dove nel 2021 ha sfiorato quota 1 milione. Si
tratta questo di un settore importante per il turismo dell’area e dell’Italia. I dati
continuano a migliorare nel I trimestre 2022 (+41,1% per i passeggeri totali e +103%
per i passeggeri croceristi).
• L’importanza dell’economia del Mare per il Sud risulta altresì evidente nei dati
dell’import-export marittimo. Infatti, il 64% dell’interscambio meridionale avviene via
mare (per un valore pari a circa 60 miliardi di euro) contro il 36% del dato Italia. La
dinamica nel corso del 2022 è stata molto positiva, con un aumento sia dell’export
(+39,2%; +20,7% il dato italiano) che dell’import marittimo del Mezzogiorno (+56,8%;
+60,1% il dato per l’Italia).
• Il Mezzogiorno conta un numero rilevante di imprese dei trasporti e della logistica
(oltre 36.500 imprese), pari al 33% dell’Italia, e di addetti (circa 261mila), pari al 26%
del Paese. La dimensione media di tali imprese del Mezzogiorno è contenuta ed è
inferiore all’Italia essendo pari a 7 addetti contro i 9.
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
• La competitività del Mezzogiorno è strettamente connessa allo sviluppo della
logistica e il Paese ha deciso di investirci nei prossimi anni. Ammontano a 33,8 miliardi
di euro gli investimenti destinati alle regioni del Mezzogiorno sui 61,4 miliardi delle
risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale
Complementare (PNC) assegnati al MIMS. Si tratta del 56% delle risorse allocabili
territorialmente, una quota ben superiore al vincolo del 40% prevista nel PNRR.
Energia
Il Mezzogiorno come serbatoio energetico del Paese può offrire il suo determinante
contributo per il raggiungimento dei target energetici e climatici al 2030. Il Sud riveste inoltre
un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi relativi alle fonti green del PNRR che
contiene una specifica misura per lo sviluppo delle rinnovabili con lo stanziamento di 5,9
miliardi di euro finalizzati ad incrementare la quota di energia green in linea con i target
europei e nazionali di de-carbonizzazione.
• Il Mezzogiorno si conferma un’area strategica dal rilevante potenziale di
generazione elettrica da fonti green. Da una fotografica della potenza cumulata
installata da FER (considerando idroelettrico, eolico, solare, bioenergie e
geotermoelettrico) emerge che il Sud pesa per il 40% del totale.
• Nell’area si concentra poi il 26% della nuova potenza fotovoltaica (ed il 24% dei
nuovi impianti) ed il 95% della nuova potenza eolica (ed il 91% dei nuovi impianti).
• Tra le regioni, la Puglia è in testa con 60 MW installati di fotovoltaico, seguono Sicilia
e Campania. Per l’eolico, figura in testa la Basilicata con 135 MW installati, seguono
Puglia e Sicilia.
• Il parco di generazione delle fonti rinnovabili ha continuato a crescere
costantemente anche negli anni impattati dalla pandemia e la crescita delle
rinnovabili è proseguita anche nel primo trimestre 2022: Basilicata e Puglia si
confermano due regioni particolarmente importanti.
FOCUS. Il punto di vista delle imprese su investimenti, PNRR e rapporti internazionali
Con la seconda edizione della survey sulle imprese del Mezzogiorno continua l’analisi del
sistema produttivo meridionale alla ricerca delle tendenze prevalenti tra le imprese
cosiddette “trainanti”. Grazie alla continuità nella scelta dei temi di indagine, l’analisi di
quest’anno si arricchisce di un confronto temporale che consente di cogliere cambiamenti
del quadro generale a distanza di appena 12 mesi, su aspetti fondamentali per l’attività
d’impresa. Investimenti, PNRR e rapporti internazionali sono i principali temi indagati.
La survey vuole verificare le scelte operative e strategiche delle imprese più strutturate
presenti sul territorio meridionale che rappresentano una proxy di quelle realtà industriali
che fanno da capofila e da traino per le dinamiche competitive del tessuto produttivo
meridionale e nazionale (capo filiera, medie imprese e piccole imprese strutturate).
Si presentano i principali risultati:
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
Forte crescita delle imprese meridionali che investono.
• Il 49% delle imprese meridionali ha realizzato investimenti nel triennio 2019-2021, una
crescita di ben 15 punti percentuali rispetto a quanto rilevato nell’edizione dello
scorso anno. In Italia la quota di aziende investitrici si ferma al 41%, in crescita dal
36% dello scorso anno.
• Ben il 43% delle imprese del Mezzogiorno ha investito risorse pari ad oltre il 30% del
fatturato nell’ultimo triennio (28% a livello nazionale). Cresce, quindi, anche la quota
di imprese meridionali che ha investito in modo rilevante (oltre il 20% del fatturato),
dal 60% al 63%, in controtendenza con il dato nazionale, in sensibile contrazione.
• Guardando alle prospettive future, previsioni positive emergono per gli investimenti
innovativi del prossimo triennio: la quota di imprese che prevede un incremento degli
investimenti di almeno il 15% è pari al 41% nell’ambito del digitale (era 38% nella
survey 2021) e al 34% per la ricerca in collaborazione (era 33%).
Aumenta la presenza sui mercati internazionali
• La quota di imprese che ricava dai mercati esteri una quota rilevante di fatturato
(oltre il 40%) è pari per il Mezzogiorno al 28%, in crescita rispetto al 24% dell’edizione
passata. Si riduce, quindi, sia nel Mezzogiorno che in Italia, la percentuale di imprese
che ha quale riferimento esclusivo il mercato nazionale.
I risultati di quest’anno evidenziano un forte cambiamento del quadro dei rapporti
internazionali di fornitura da parte delle imprese meridionali.
• La quota di imprese che si avvale di fornitori localizzati all’estero è pari al 24%, con
una riduzione di 9 p.p. rispetto a quanto rilevato nella survey 2021; si tratta di un
fenomeno in controtendenza rispetto alla media italiana che registra un lieve
incremento (dal 35% al 36%).
• D’altro canto, la percentuale di imprese con almeno il 40% delle forniture dall’estero
sul totale è pari al 28%, quasi in raddoppio sull’anno precedente (15%); nella media
Italia passa dal 18% al 23%. La parte di imprese internazionalmente integrate a monte
segnala quindi un forte incremento delle forniture dall’estero.
Cresce sull’intero territorio nazionale, e particolarmente nel Mezzogiorno, il grado di
conoscenza dei contenuti e delle opportunità offerte dal PNRR.
• Il 57% delle imprese del Mezzogiorno dichiara di essere “abbastanza o molto
informata” circa le misure del PNRR, una percentuale in crescita di 12 punti rispetto
all’indagine del 2021. In Italia la quota di imprese abbastanza o molto informate si
ferma al 42% (+7% sulla rilevazione del 2021).
• Parallelamente si riduce la percentuale di non rispondenti (dal 14% al 6%) e di chi si
dichiara “per niente informato” (dal 10% al 7%) fra gli imprenditori meridionali, con
una tendenza in linea con la media nazionale.
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
SURVEY SRM: grado di coinvolgimento in progetti a valere sul PNRR. % imprese
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
SURVEY SRM: % di imprese che prevedono un incremento degli investimenti di almeno il 15% nel
prossimo triennio, per ambito di investimento
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SRM – Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2022
Fonte: elaborazioni SRM su dati TERNA, 2022