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Coldiretti Marche, no al fotovoltaico a terra: “Ci sono migliaia di tetti da sfruttare, aree agricole e paesaggio vanno sempre tutelati”

Coldiretti Marche, no al fotovoltaico a terra: “Ci sono migliaia di
tetti da sfruttare, aree agricole e paesaggio vanno sempre tutelati”

“La ricerca di un’energia pulita, rinnovabile e più amica
dell’ambiente non può arrivare a scapito delle produzioni agricole e
del paesaggio, i nuovi impianti devono svilupparsi su superfici già
coperte come tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori
di trasformazione e strutture agricole. La posizione della Regione
Marche è corretta”. Coldiretti Marche commenta positivamente le
valutazioni dell’assessore regionale all’Agricoltura Andrea Maria
Antonini che nel confronto con il Ministero dell’Ambiente ha sollevato
le criticità e chiesto, insieme alle altre regioni, ulteriori
confronti sul cosiddetto decreto sblocca rinnovabili anche per
definire le aree idonee e tutelare il paesaggio e le produzioni
agricole. Una contrarietà netta, quella degli agricoltori, che nei
mesi scorsi avevano anche raccolto oltre 8.300 firme tra i cittadini
attraverso la petizione di Coldiretti Giovani Impresa per dire sì al
fotovoltaico ecosostenibile da installare sulle strutture e no a
ulteriore occupazione di suolo. Nelle Marche il 46% degli impianti
fotovoltaici è a terra e occupa, attualmente secondo i dati del Gse,
966 ettari con la seconda incidenza più alta d’Italia (1,03 ha di
fotovoltaico ogni 1000) dietro solo alla Puglia. “La necessità di
dotarsi di energia rinnovabile – commenta Maria Letizia Gardoni,
presidente di Coldiretti Marche – non può trasformarsi nell’alibi
delle speculazioni a suon di sovvenzioni pubbliche. Prima di pensare
al suolo agricolo ci sono migliaia di capannoni, immobili o di aree ex
industriali dismesse che possono essere impiegate per l’installazione
dei pannelli fotovoltaici ed è in questa direzione che Coldiretti sta
spingendo le scelte dei governi. Il territorio agricolo ed il
paesaggio vanno sempre tutelati a favore della produzione alimentare e
del turismo legato alla bellezza dei nostri luoghi. La contrarietà
delle regioni alla bozza di decreto discusso in conferenza stato-
regioni ci dà la possibilità di lavorare nuovamente al testo per
renderlo ancora più adeguato al raggiungimento dell’equilibrio tra
autosufficienza alimentare ed energetica”.