Spettacoli

MILO MANARA debutta nell’opera lirica a JESI con scene e costumi di “Così fan tutte” di Mozart

Debutto a Jesi per Milo Manara, il grande fumettista che a 78 anni firma per la prima volta scene e costumi di un’opera lirica, il “Così fa tutte” di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte.

Il dramma giocoso in due atti inaugura il cartellone della 56esima Stagione Lirica del Teatro Pergolesi di Jesivenerdì 20 ottobre 2023 ore 20,30 e domenica 22 ottobre ore 16 (anteprima giovani mercoledì 18 ottobre ore 16 riservata ai partecipanti del progetto “Musicadentro” 2023). Aldo Sisillo dirige la FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana, la regia è di Stefano Vizioli, le luci di Nevio Cavina, coordinamento di Benito Leonori (scene) e Roberta Fratini (costumi). Coro Ventidio Basso di Ascoli Piceno diretto da Giovanni Farina.

Nuova la produzione, che vede impegnata la Fondazione Pergolesi Spontini, capofila della coproduzione, insieme a Fondazione Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Teatro Comunale Pavarotti di Modena, Teatro Sociale di Rovigo e Opéra-Théâtre of Eurométropole de Metz.

Nella compagnia di canto, Fiordiligi è Ekaterina Bakanova, Dorabella è Lilly Jørstad, Guglielmo è Jiri Rajnis, Ferrando è Antonio Mandrillo, Despina è Francesca Cucuzza, Don Alfonso è Emanuele Cordaro. Maestro al cembalo è Carlo Morganti, assistente alla direzione d’orchestra è Gianluca Piombo, assistente alla regia Pierluigi Vanelli.

Con il segno contemporaneo di Milo Manara, giocoso, colorato e vagamente licenzioso, il nuovo allestimento declina sulla grammatica “antica” della scatola scenica bidimensionale dipinta – fatta di boccascena armato, quinte e fondali, porte a scomparsa e piccoli ingegni di macchineria teatrale – il capolavoro del grande salisburghese, un’opera che mischia disinvoltamente comicità a tragedia, malinconia ad erotismo sottile, filosofia e labirinti di passioni.

«Se c’è un’opera che si presta a una scenografia tutta dipinta è proprio questa», fa sapere Manara che ha disegnato per l’occasione una eccezionale serie di illustrazioni sulle metamorfosi di Zeus, tra ninfe e satiri, travestimenti e corteggiamenti caratterizzati da una sensualità elegante, enigmatica, senza tempo. «Il mito si adatta al Settecento, quando andava di gran moda – aggiunge – Chi legge le Metamorfosi di Ovidio sa che è pieno di travestimenti a scopo di seduzione; in Così fan tutte, alla fine, a furia di travestirsi, si perde la percezione della propria identità».

colori pastello di scene e costumi riportano alle tendenze pittoriche di un Settecento stilizzato, tra nuances avorio, rosa e azzurre che a Jesi trionfano nella celebre Galleria di Palazzo Pianetti, sede della Pinacoteca Civica. Proprio a Palazzo Pianetti (Sale Betto Tesei), dal 13 al 29 ottobre, saranno esposti i disegni originali di Milo Manara per le scene e i costumi dell’opera mozartiana. Ingresso gratuito, dal martedì alla domenica, ore 10-13 e 16-19.

Ultimo titolo della cosiddetta “trilogia di Da Ponte” (di cui fanno parte anche Le nozze di Figaro e Don Giovanni), tenuto a battesimo al Burgtheater di Vienna il 26 gennaio 1790, Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti (K 588) resta il meno popolare fra i melodrammi nati dalla collaborazione tra Mozart e il letterato veneto Lorenzo Da Ponte (1749-1838), autore appunto dei tre libretti.

Al centro della trama c’è una scommessa crudele, architettata per mettere alla prova la fedeltà di due coppie. Una provocazione che vedrà un filosofo cinico affiancato da una servetta disincantata, da due amici soldati e da due nobili sorelle loro fidanzate. Resta aperta la domanda su come si concluda l’opera. L’intervento demiurgico e pacificatorio di Don Alfonso, nell’epilogo, almeno nominalmente riporta le coppie al loro assetto originario, ma l’ambiguità aleggia fino al calar del sipario, e anche oltre.

Per il regista Stefano Vizioli «il Così fan tutte è l’opera più emblematica e inafferrabile della trilogia Mozart-da Ponte. La trama è basata su una scommessa per accertare l’infedeltà delle donne (ma anche degli uomini): il raffinato gioco di ambiguità e di apparenti geometrie si dipana grazie ad un libretto di cristallina semplicità e ad una partitura di metafisica bellezza. È un’opera che mischia disinvoltamente comicità a tragedia, malinconia ad erotismo sottile, filosofia e labirinti di passioni. È anche un titolo che per più di un secolo ha sofferto la patente di trama frivola e sciocchina e che solo negli ultimi quarant’anni è considerata la più profonda e insondabile di Mozart. Il compositore e Lorenzo da Ponte non giudicano, ma capiscono la fragilità dell’essere umano, le leggi del desiderio, i rischi dell’incoscienza emotiva. La mia regia giocherà sul non detto, sulla ambiguità, su una rete di tensioni inespresse, di silenzi e contraddizioni interne, di tempeste del cuore. Il finale dell’opera non ha nulla di consolatorio: i personaggi sono poveri esseri umani lasciati alla deriva, zattere sbattute dai venti, ognuno chiuso nella propria solitudine e frustrazione, un finale dove nessuno è vincitore ma sono tutti sconfitti, compreso Don Alfonso, il filosofo che tiene le fila delle sue marionette».

La Stagione Lirica del Teatro Pergolesi, a cura della Fondazione Pergolesi Spontini e con la direzione artistica di Cristian Carrara, prosegue poi il 3 e 5 novembre (anteprima giovani 2 novembre), con il “Il barbiere di Siviglia” di Rossini diretto da Francesco Pasqualetti; regia, scene e luci di Luigi De Angelis, costumi di Chiara Lagani (progetto Fanny & Alexander). Nuova la produzione, della Fondazione Pergolesi Spontini con Teatro Verdi di Pisa, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Sociale di Rovigo e Teatro Alighieri di Ravenna.

Il 24 e 26 novembre, con anteprima giovani il 23 novembre, debutta in prima assoluta, nella nuova produzione Fondazione Pergolesi Spontini, l’opera contemporanea “De bello gallico” con musica di Nicola Campogrande su libretto di Piero Bodrato dai Commentarii omonimi di Caio Giulio Cesare, con la direzione d’orchestra di Giulio Prandi, la regia di Tommaso Franchin e scene e costumi realizzati da Daniel Mall e Gabriele Adamo, studenti dell’Accademia di Belle arti di Venezia, vincitori della III edizione del concorso dedicato a Josef Svoboda.

Il cartellone chiude il 15 e 17 dicembre (anteprima giovani 14 dicembre), con “La Rondine” di Puccini, opera mai rappresentata al “Pergolesi”, con la direzione di Valerio Galli, regia di Paul Emile Fourny, scene Benito Leonori, costumi Giovanna Fiorentini; con Form Orchestra Filarmonica Marchigiana e Coro Archè.

I titoli sono accessibili anche a non vedenti/ipovedenti e a non udenti/ipoudenti, nell’ambito di un cartellone regionale di opera accessibile, grazie al progetto “MARCHE FOR ALL. Percorsi di Arte e Spettacolo per un turismo culturale accessibile”. Il progetto è realizzato da Comune di Jesi (capofila) in collaborazione con Fondazione Pergolesi Spontini, Associazione Arena Sferisterio e Fondazione Rete Lirica delle Marche, con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministro per le disabilità e con il co-finanziamento della Regione Marche.

Tutte le opere, inoltre, prevedono un’anteprima giovani riservata agli studenti delle Scuole Secondarie di II grado partecipanti al progetto didattico “Musicadentro” 2023, e percorsi di approfondimento con gli incontri “OperaDinner” tra convivialità e teatro, le “Guide all’opera” in streaming, e 8 incontri “Prima dell’opera” dal vivo.

La Stagione è organizzata da Fondazione Pergolesi Spontini, con il sostegno di Ministero della Cultura e Regione Marche; soci Fondatori Comune di Jesi e Comune di Maiolati Spontini, partecipante aderente Comune di Monsano, partecipante sostenitore Camera di Commercio delle Marche, con il patrocinio del Consiglio Regionale delle Marche. Educational partner Trevalli Cooperlat, sponsor P.S. Medical Center, sponsor tecnico Miriam Montemarani. Si ringraziano Bcc Ostra Vetere e tutti i Mecenati 2023 per il contributo erogato tramite Art Bonus.

Info: Info e biglietti: Biglietteria del Teatro Pergolesi – 0731 206888 – biglietteria@fpsjesi.com

www.fondazionepergolesispontini.com

Ufficio stampa. Simona Marini,