Attualità a cura di Maurizio Donini

Mercato del lavoro proiezioni 2025

Secondo l’analisi condotta da ADAPT sui dati ISTAT per l’Italia e sui dati EUROSTAT per il contesto europeo,
lo scenario occupazionale entro il 2050 subirà in modo consistente l’effetto dell’andamento demografico.
In particolare, si è osservato che, se il tasso di occupazione restasse costante, già nel 2030 il numero di
occupati in Italia subirebbe un calo del 3,2%, contro lo 0,6% in Europa.
Francesco Seghezzi, Presidente ADAPT, ha dichiarato: “Questo significa che fra meno di 6 anni
avremo 730mila lavoratori in meno, anche se la percentuale di persone occupate rispetto alla popolazione
occupabile restasse invariata. Quindi, per quanto positivo l’attuale trend occupazionale, le trasformazioni
demografiche non possono lasciarci indifferenti, anche perché non potranno cambiare nel medio termine.
Questo scenario estremamente realistico e inevitabile chiede di fare profonde riflessioni sui modelli
organizzativi delle imprese (anche immaginando un ruolo significativo dei processi di digitalizzazione e
dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale), sui sistemi di welfare e sulle politiche pubbliche da mettere in atto
per arginare la crisi demografica e la conseguente crisi dell’offerta di lavoro verso la quale andiamo in
contro molto rapidamente.”.
Se si estende la proiezione sul 2040 e poi sul 2050, la situazione peggiora drasticamente, con l’andamento
italiano sempre più critico rispetto alla media europea. Già nel 2040, fra meno di vent’anni, il calo di
occupati in Italia arriverebbe al 13,8% e al 20,5% nel 2050. Tradotto in numeri assoluti, nel 2040 si stima ci
saranno 3,1 milioni di lavoratori in meno e nel 2050 il calo arriverebbe a 4,6 milioni.
Jacopo Sala, ricercatore ADAPT, spiega: “La contrazione della forza lavoro occupabile, indotta dalla
transizione demografica in corso, rappresenta un grande ostacolo per l’incontro tra domanda e offerta di
lavoro. Nei prossimi anni, settori cruciali per l’economia italiana, come l’industria, l’edilizia e i servizi,
dovranno infatti fare i conti con una progressiva carenza di manodopera. Il rischio è quello di paralizzare
interi settori produttivi, frenando la crescita economica complessiva. La diminuzione del numero di
lavoratori attivi comporta anche una riduzione dei contributi destinati al sistema previdenziale italiano, che
si basa sul patto intergenerazionale. Questa situazione potrebbe mettere in discussione la sostenibilità
dell’intero sistema pensionistico.”.
Osservando la distribuzione per fasce d’età, si può vedere come la riduzione colpisca in modo trasversale
tutta la popolazione lavoratrice e soprattutto si nota la rapidità del processo: nel 2030, nella fascia 35-49
anni i lavoratori saranno il 10,8% in meno, un calo di quasi un milione. Nel 2050, nella fascia 50-64 anni si
prevede una riduzione della forza lavoro pari a oltre 2 milioni di unità, il 26,5%. E mentre cala la forza
lavoro nelle fasce più adulte della popolazione, tra i 15 e i 34 anni i lavoratori aumenteranno del 0,9% nel
2030, per poi calare progressivamente, fino al 2040 quando ci saranno 451.716 lavoratori in meno e oltre
un milione di lavoratori in meno nel 2050 (1.080.588).
MAURIZIO DONINI