slider

Coldiretti Marche, cinghiali: “Bene il testo modificato in consiglio regionale secondo le nostre istanze, ma serve con urgenza un piano di abbattimento straordinario per non mandare tutto in fumo”

“La nuova legge sulla caccia modificata positivamente ieri in consiglio regionale rischia di rimanere inutile se non si opererà una drastica riduzione straordinaria del numero di cinghiali presenti sul territorio marchigiano. Sono anni che chiediamo interventi concreti, non c’è più tempo: le aziende agricole hanno perso la pazienza”. È il ragionamento che spinge Coldiretti Marche, all’indomani dell’approvazione da parte dell’Assemblea Legislativa delle Marche della nuova legge sulla caccia, ad un atteggiamento di cauto ottimismo. Segnali positivi ce ne sono stati, insomma, ma “sta costantemente crescendo la preoccupazione per la mancanza del piano regionale di interventi urgenti per la gestione della peste suina che possa portare ad una pesante riduzione dei conghiali a spasso per le Marche”. Con una presenza totalmente sottostimata (per le Marche si parla di 40mila esemplari contro i 150mila dichiarati dalla confinante Umbria, per esempio), gli ungulati sono responsabili di circa il 75% dei danni alle coltivazioni, con gli agricoltori che abbandonano colture più remunerative o, addirittura, chiudono le aziende abbandonando il territorio, sia per la sicurezza dei cittadini. Capitolo a parte per la peste suina, malattia innocua per l’uomo ma letale per i maiali, che mette in serio pericolo sia il settore zootecnico, sia la stessa la stessa fruibilità delle aree di contenimento visto che le misure di contrasto alla diffusione del virus prevedono anche il divieto di raccogliere funghi e tartufi, le attività di pesca e perfino il trekking, le passeggiate in mountain bike e tutte le altre attività che potrebbero portare a un’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti. Coldiretti chiedeva un ripristino della parità di rappresentanti tra agricoltori e cacciatori all’interno degli Atc, il recepimento delle nuove normative nazionali, la certezza dei risarcimenti per i danni subiti “ma soprattutto serve subito la concretezza di un piano di abbattimenti straordinario – dicono dall’organizzazione agricola – perché dobbiamo tracciare una riga tra un passato fallimentare e un futuro con possibilità. Le ultime novità legislative a livello nazionale prevedono, se necessario, l’intervento straordinario dell’esercito, la possibilità di cattura anche nelle aree protette o nelle aree urbane e senza passare per il parere dell’Ispra. In poche parole, se non si opererà immediatamente con un piano di intervento drastico per ripristinare i giusti numeri di ungulati in natura, rischia tutto di morire in una bolla di sapone. A partire dal Piano di contenimento degli ungulati che è scaduto nel 2023 ed è stato prorogato: ci si deve dotare di un nuovo documento che renda più incisivo il contrasto.