Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di Luglio 2024

Il premierato Meloni si è contraddistinto fin da subito per alcuni caratteri fondanti, il mancato
mantenimento delle promesse elettorali, dal calo delle accise ai pensionamenti in Quota;
dall’asservimento alle lobbies e piccoli gruppi di potere, coldiretti, balneari, tassisti; dall’odio
acclarato per i pensionati con la reintroduzione dei tagli all’indicizzazione permettendo
all’inflazione di mangiarsi le sudate pensioni degli italiani; last but not least, l’orgoglio nazionalista
contrapposto al generalismo europeo.
I proclami di Giorgia riguardo avere riportato l’Italia al centro della politica europea, avere ridato
importanza al nostro paese facendolo contare nella governance europea, non come i passati
governi a suo dire, l’avvicinarsi alla presidente von der Leyen cercandone la sponda, tutto questo
pareva andare nella direzione di abbandonare idee antieuropeiste virando verso una realistica
consapevolezza unionale.
Le elezioni del parlamento europeo con lo spostamento a destra di molti voti, raccogliendo i moti
anti-green deal e nazionalisti, ha dato nuova e forte voce ai paesi come l’Ungheria, ma anche la
Francia lepenista, tanto rumore per nulla. Alla prova dei fatti il movimento di Bardella è finito ai
margini di fronte alla barriera democratica assemblata da Macron, Orbàn è isolato come sempre,
la Meloni sembrava dirigersi verso una deriva che poteva inserire il nostro paese ‘veramente’ nei
giochi che contano, cercando di avere un commissario di peso a livello europeo, ma l’insipienza e
la scarsa capacità di una premier che confonde l’essere underdog con l’inadeguatezza ha prodotto
il disastro.
Dopo avere ventilato il voto favorevole o almeno l’astensione, il partito della Meloni ha votato
contro la conferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea, ponendosi
definitivamente fuori dai giochi. Già ostracizzata dai pilastri europei Francia e Germania, il
dramma, malgrado le sue assicurazioni, si è compiuto pienamente. L’Italia puntava decisamente
alla guida della Nato per il settore sud, ma subito dopo il voto contrario in sede europeo è arrivato
il primo schiaffone a riportare Giorgia sul pianeta Terra. Il segretario generale uscente della Nato,
Jens Stoltenberg ha scelto lo spagnolo Javier Colomina come rappresentante speciale per i Paesi
del fianco Sud, in primo luogo quelli del Mediterraneo.
Il rappresentante permanente dell’Italia alla Nato, ambasciatore Marco Peronaci, ha scritto a
Stoltenberg che “Le autorità italiane hanno appreso della tempistica della decisione con grande
sorpresa e disappunto. Per essere efficace la politica della Nato verso il Sud necessita di un
rinnovato approccio, non di una ridenominazione”. L’Italia del centro-destra punta a ribaltare la
nomina con l’entrata di Mark Rutte al posto di Jens Stoltenberg alla guida della NATO, ma
ricordando come l’alfiere dei ‘frugali’ parlasse dell’Italia, con i suoi “niente soldi agli italiani,
devono farcela da soli”, le parole del governo a guida FdI appaiono speranze tutte da verificare alla
prova dei fatti.
MAURIZIO DONINI