Spettacoli

Da 13 anni, a Jesi, una esperienza di integrazione e benessere per il progetto SOCIAL OPERA

Quando l’opera lirica incontra il mondo dell’educazione e della disabilità nasce una Social Opera, il progetto che nel 2022 ha vinto il Premio nazionale “Inclusione 3.0” indetto dall’Università degli Studi di Macerata, ed è tutt’ora monitorato dai ricercatori dell’università come caso studio e buona pratica di inclusione e di benessere.

Ogni anno a Jesi, nell’ambito delle attività di welfare culturale della Fondazione Pergolesi Spontini, la Social Opera coinvolge – in un percorso laboratoriale e infine sul palcoscenico – un gruppo di utenti dei servizi socio-sanitari del territorio, studenti, educatori, operatori culturali, teatrali e socio-sanitari, tramite i progetti “OperaH” (XIII edizione) e “Banco di scena” (XI edizione).

Quest’anno, per il  XXIV Festival Pergolesi Spontini, mercoledì 18 settembre ore 21 al Teatro Pergolesi va in scena “Nessun muoia!”, originale performance di teatro sociale e danza movimento terapia ispirata alle eroine pucciniane. Uno spettacolo di teatro e danza, che vede protagonista la Compagnia OperaH, un gruppo di persone con disabilità fisica/intellettiva e, dietro le quinte, gli studenti delle scuole cittadine, impegnati insieme alle maestranze della Fondazione nella progettazione di scene, costumi, luci e contenuti multimediali grazie ad al progetto PCTO “Banco di scena”.

La regia è di Simone Guerro e Arianna Baldini, danza movimento terapia sono a cura di Sara Lippi e Beatrice Guerri, protagonisti la Compagnia “Operah”, l’attore Enrico DesimoniCarlo Morganti al pianoforte, gli educatori sono Marta Filippini, Silvia Albertini, Eva Luccioni, Andrea Accoroni. Collaborano allo spettacolo 22 studenti del Liceo Artistico “E. Mannucci” e dell’IIS Marconi-Pieralisi.

Lo spettacolo è l’esito di un progetto pluriennale che in Vallesina mette in rete servizi sociali, scuole e enti culturali per costruire insieme percorsi di inclusione e benessere attraverso la danza, la musica, il teatro, l’educazione al melodramma e l’esperienza del palcoscenico.

Dal 2011 il progetto “OperaH” coinvolge un gruppo di persone adulte con disabilità medio-lieve. Gli incontri laboratoriali settimanali, (in genere da febbraio a settembre), sono condotti da operatori di teatro sociale e di danza movimento terapia, poi a settembre si va in scena con una nuova produzione che, ogni anno, prende spunto da un titolo lirico: per il 2024 c’è l’omaggio alle eroine di Giacomo Puccini, nell’anno del centenario della morte del grande compositore.

Il percorso di OperaH si unisce poi a quello di “Banco di Scena”, progetto di P.C.T.O (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) ideato nel 2014 dalla Fondazione Pergolesi Spontini e che ogni anno coinvolge le scuole superiori per insegnare agli studenti le abilità e le conoscenze necessarie per poter lavorare nei mestieri dello spettacolo dal vivo, in un modello educativo-didattico di integrazione tra i sistemi dell’istruzione e del lavoro. Quest’anno partecipano 22 studenti e studentesse che, al termine del percorso educativo, collaborano alla messa in scena e al racconto via social della “Social Opera”. Per seguire “Banco di scena” è attivo il profilo instagram @pergojesi

A raccontare come nasce e si sviluppa una “Social Opera” c’è poi “ALETHEIA (Ovvero lo svelamento di una verità profonda)”, mostra fotografica di Marco Pozzi, dedicata al progetto OperaH, che sarà inaugurata sabato 7 settembre (ore 18) presso la Galleria degli Stucchi di Palazzo Pianetti.

La mostra ha documentato un intero anno di lavoro di OperaH, nel 2023. Lo scopo è promuovere la conoscenza di buone pratiche di inclusione sociale delle persone con disabilità in ambito performativo comunicando, attraverso il linguaggio della fotografia e della creatività contemporanea, l’esperienza emozionale e socializzante del teatro, della musica e della danza, che favoriscono il benessere e la salute dei beneficiari, ne aumentano l’autostima e la consapevolezza di sé, e rappresentano un’occasione di arricchimento per tutta la comunità.

Il progetto “OperaH 2024” è realizzato dalla Fondazione Pergolesi Spontini con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e A.S.P. – Ambito 9 – Comune di Jesi in collaborazione con UMEA Unità Multidisciplinare Età Adulta ambito Fabriano-Jesi-Senigallia AST ANCONA, COOSS Marche, Teatro Giovani-Teatro Pirata, Nuovo Spazio Studio Danza.

Il progetto “Banco di scena 2024” è realizzato in collaborazione con il Liceo Artistico “E. Mannucci” e I.I.S. “Marconi – Pieralisi” di Jesi.

La mostra “Aletheia” vede il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, ed è in collaborazione con Musei Civici di Palazzo Pianetti

INFO:

https://festival.fondazionepergolesispontini.com/
www.fondazionepergolesispontini.com

Biglietteria Teatro G.B. Pergolesi (tel. 0731 206888 – biglietteria@fpsjesi.com)

PROGRAMMI

 

Teatro Pergolesi di Jesi

mercoledì 18 settembre 2024, ore 21

NESSUN MUOIA!

Social opera

musiche di Giacomo Puccini

pianoforte Carlo Morganti

regiaSimone GuerroArianna Baldini

danza movimento terapiaSara Lippi Beatrice Guerri

attore Enrico Desimoni

Compagnia “Operah” e studenti “Banco di scena”

Educatori Marta Filippini, Silvia Albertini, Eva Luccioni, Andrea Accoroni

Opera, teatro, danza, disabilità, scuola ecco gli ingredienti di una Social Opera: un progetto nato nel 2011 mettendo in rete servizi sociali, scuole ed enti culturali del territorio per costruire insieme percorsi di inclusione e benessere attraverso l’esperienza del palcoscenico.

Il progetto “OperaH 2024” è realizzato con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e A.S.P. – Ambito 9 – Comune di Jesi in collaborazione con UMEA Unità Multidisciplinare Età Adulta ambito Fabriano-Jesi-Senigallia AST ANCONA, COOSS Marche, Teatro Giovani-Teatro Pirata, Nuovo Spazio Studio Danza.

Il progetto “Banco di scena 2024” è realizzato in collaborazione con il Liceo Artistico “E. Mannucci” e I.I.S. “Marconi – Pieralisi” di Jesi

Note di Regia (Simone Guerro e Arianna Baldini)

Nessun Muoia!

Le “eroine pucciniane” si sono stancate.

Un giovane regista che ambisce a meere in scena le grandiose Opere di Puccini, si ritrova a scontrarsi con una compagnia dove tutte le protagoniste NON VOGLIONO MORIRE.

“È così che è sempre stato! È così che si fa l’Opera! È Puccini che ha deciso!” ma tutto questo non basta a convincere la compagnia a rivedere le opere in programma e… cambiare i finali!

Un lavoro, quello di Social Opera 2024, che attraverso la leggerezza e la comicità, vuole cogliere l’occasione per raccontare al pubblico alcune delle opere più celebri del celebre compositore italiano, permettendo ad una scanzonata compagnia di attori di giocare con la sua amatissima eredità.

Tosca, Madama Butterfly, La fanciulla del west e Turandot ci faranno fare il giro del mondo alla ricerca di divertenti colpi di scena che avrebbero potuto cambiare le sorti delle storie che, da oltre un secolo, segnano il patrimonio artistico italiano.

Note di Danza Movimento Terapia (Sara Lippi e Beatrice Guerri)

Durante gli incontri di danza movimento terapia dedicati al tema di quest’anno, i personaggi pucciniani, abbiamo esplorato tre figure iconiche attraverso il linguaggio del corpo.

Con la Madama Butterfly, ci siamo concentrati sulla leggerezza e fragilità, evocando l’immagine di una piuma, simbolo della delicatezza e dell’effimero. I movimenti morbidi e leggeri riflettono la natura vulnerabile del personaggio, simile a una piuma che, pur lieve, alla fine vola via.

Attraverso la Turandot, abbiamo lavorato sulla simbologia della luna, che rappresenta mistero e distacco. I movimenti circolari e lunari hanno guidato l’esplorazione, evocando il carattere enigmatico e inaccessibile della principessa.

Infine, con La fanciulla del West, ci siamo immersi nella narrazione corporea, utilizzando l’espressività e la qualità dei movimenti per raccontare una storia in modo cronologico e dialogico. Ogni sequenza è pensata per rappresentare un momento chiave, portando il corpo a diventare lo strumento principale della narrazione.

Questi incontri hanno permesso di approfondire la comprensione dei personaggi pucciniani, non solo attraverso il movimento, ma anche attraverso la connessione emotiva e simbolica che ciascuno di essi evoca.

Jesi, Galleria degli Stucchi di Palazzo Pianetti

ALETHEIA

(Ovvero lo svelamento di una verità profonda)

Mostra fotografica di Marco Pozzi dedicata al progetto “OperaH” laboratorio di Teatro sociale e danza movimento terapia

Inaugurazione sabato 7 settembre 2024, ore 18

Apertura al pubblico dall’8 al 29 settembre 2024 dal martedì alla domenica (10-13; 16-19)

con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi

in collaborazione con Musei Civici di Palazzo Pianetti

visita mostra € 5 inclusa visita Pinacoteca

Nel settembre del 2022 vidi e fotografai, per la prima volta, uno spettacolo prodotto dal progetto OperaH: “E lucean le stelle”. Si trattava di una rappresentazione teatrale in cui gli attori principali erano persone con disabilità.

Rimasi profondamente colpito ed incuriosito dal lavoro che richiede mettere in scena un simile spettacolo.

Decisi quindi di seguire e fotografare tutte le fasi di preparazione per lo spettacolo del 2023: “Identità desiderate”, scoprendo così che questa “preparazione” si estende su un periodo di 7 mesi, da febbraio a settembre, durante i quali viene fatta una serie di incontri alternando una preparazione alla recitazione ed una alla danza.

Al primo incontro fui colpito dalla gioia espressa dalle persone “disabili” per la ripresa degli incontri, ritrovare le persone responsabili della loro formazione e ritrovarsi tra di loro.

Era proprio come una riunione di famiglia, con tanta affettività che si esprimeva con grandi sorrisi, intensi abbracci e tenersi per mano.

Però quello che forse mi colpì ancora di più fu l’accoglienza riservatami.

Io, unica persona nuova dei presenti, con in mano una macchina fotografica, venni accolto subito come uno del gruppo e persino invitato a partecipare agli esercizi che costituivano il programma del giorno. Non solo, ma quando dopo un po’ cominciai a scattare

foto, sembrava stessi facendo la cosa più naturale al mondo.

Era proprio lo spirito del gruppo, che divenne sempre più chiaro nel corso dei successivi incontri: ognuno veniva accolto ed accettato per quello che era, con le proprie manifestazioni, senza che nessuno le mettesse in discussione o le giudicasse. Lo stesso avvenne, dopo qualche incontro, quando si aggiunsero dei nuovi componenti del gruppo.

Eravamo tutti allo stesso livello, tutti diversi in un modo o nell’altro, ma questa diversità costituiva il minimo comune denominatore che ci accomunava.

Si è trattato di sette mesi di esercizi preparatori, le diverse parti dello spettacolo sono state provate e consolidate un pezzetto per volta e poi, nell’ultimo mese, ricucite assieme per formare lo spettacolo finale. Tanta passione ed impegno da parte degli attori ed un enorme impegno e dedizione da parte dei professionisti che si sono fatti carico di preparare questo gruppo di attori.

E’ vero che questa “compagnia” lavora assieme già da qualche anno, ma è anche vero che oggettivamente le persone che si fanno carico della formazione degli attori, oltre all’aspetto più artistico della preparazione, devono essere sempre attenti alle loro fragilità e bisogno di affetto e sostegno. E poi lo spettacolo, tensione, paure ed insicurezze da parte di tutti ma poi, come ogni anno, una gran bella rappresentazione e tanta, tanta gioia e soddisfazione alla fine. A sipario chiuso, tutti, ma proprio tutti quelli che hanno collaborato sono esplosi in una gran festa sul palco. A questo punto è diventato veramente evidente quanta gente ha contribuito allo spettacolo, in particolare gli studenti del progetto “Banco di scena” ed i tecnici che sono stati i loro insegnanti, perché costumi, scenografia e luci sono stati tutti curati da questi studenti.

E la mostra si conclude proprio con una foto di gruppo, per celebrare non solo la quantità ma soprattutto la varietà di persone e professionalità coinvolte in questo progetto.

Pensandoci bene, OperaH è l’espressione di un atteggiamento molto logico, sensato, oserei dire persino razionale se si riesce a resistere alla tentazione dei preconcetti.

Incontro dopo incontro, al di là del lavoro artistico fatto, quello che cresceva sempre più nella mia testa era proprio una riflessione sulla diversità contrapposta al concetto di “normalità”.

Questo perché quello che vivevo nel contesto di OperaH mi sembrava sempre più logico rispetto a quello in cui mi imbattevo quando uscivo da quel contesto.

Da qui la realizzazione che il concetto di “disabilità” inteso come contrapposto al concetto di “normalità” è profondamente sbagliato.

Esiste una sola normalità che è costituita da tante variazioni o diversità ed è profondamente sbagliato e pericoloso decidere arbitrariamente quali diversità sono accettabili come parte della normalità e quali non lo sono.

L’atteggiamento corretto è quello di considerare tutte le diversità come parte integrante della normalità e conseguentemente non solo accettarle, ma prendersi cura di creare una società con delle condizioni che consentano a tutte le diversità di coesistere ed esprimersi.

Un esempio di come questo è possibile ed importante è il lavoro fatto dagli “istruttori” di OperaH, che ci hanno messo dentro tanto di loro, soprattutto affetto ed attenzione alle esigenze di questi “attori speciali” ed hanno ricevuto in cambio ancora di più.

Questa mostra fotografica vuole raccontare e condividere con tutti proprio questo, da qui il titolo di ALETHEIA, cioè “lo stato del non essere nascosto; lo stato dell’essere evidente”

Marco Pozzi

Marco Pozzi

Nato a Milano il 14.1.1956.

I due interessi principali della mia vita sono: la cardiochirurgia pediatrica e la fotografia.

Negli ultimi 30 anni sono stato Direttore di un reparto di cardiochirurgia pediatrica, prima a Liverpool – UK e successivamente ad Ancona. Durante questi anni ho inoltre condotto diverse missioni umanitarie di cardiochirurgia pediatrica in diverse parti del mondo. Nonostante l’impegno di questa carriera medica, sono riuscito, anche se in modo irregolare, a sviluppare il mio interesse in fotografia, vincendo numerose competizioni fotografiche internazionali ed ottenendo onorificenze e qualificazioni sia in UK che internazionali: FRPS – Fellow of the Royal Photographic Society, FBPE – Fellow of the British Photographic Exhibitions, MPAGB – Master of the Photographic Alliance of Great Britain, AFIAP – Artiste Fédération Internationale de l’Art Photographique.

Il denominatore che accomuna queste due aree di interesse è stato, e lo è ancora, il mio interesse per la gente. In chirurgia, questo approccio mi ha portato a non limitarmi agli aspetti tecnici ma a porre attenzione anche a tutti gli aspetti emotivi e psicologici. In fotografia mi sono focalizzato soprattutto sui ritratti concentrandomi quindi predominantemente sulle persone. Nella mia fotografia ho sempre ricercato il “fattore umano”, cioè quei sentimenti ed emozioni che sono propri di tutte le persone al di là degli aspetti etnici, sociali o religiosi. Non ho usato le persone per produrre immagini, ma cercato immagini per raccontare le persone o almeno quello che le persone sono disposte a rivelare di se stesse. Il rispetto per le persone è alla base di tutto e tutte le immagini sono scattate e rese pubbliche sempre e solo con l’autorizzazione della persona fotografata.

*******************************

Simona Marini

Area Ufficio Stampa – Press Office Area