Economia

NDUSTRIA CALZATURIERA: NEL PRIMO SEMESTRE NELLE MARCHE EXPORT IN VALORE IN CALO DEL -7,4%.

Milano 16 settembre 2024

Il settore calzaturiero nazionale archivia un primo semestre con una flessione sia nel fatturato (-9,1%) che nell’export (sceso del -8,5% in valore e del -6,8% in quantità nei primi 5 mesi). In forte calo anche l’indice Istat della produzione industriale (-19,5%). Questa la fotografia del comparto scattata dall’ultimo report realizzato dal Centro Studi Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici, che rileva inoltre un decremento degli acquisti delle famiglie italiane (-2,1% sia in volume che in spesa).
 

A livello regionale, nel primo semestre nelle Marche export in valore in calo del -7,4%. Le prime 5 destinazioni dell’export marchigiano, che coprono il 47% del totale, sono risultate: Francia (+22,7%), Germania (-19%), USA (-12,5%), Cina (-26,3%) e Belgio (+9,3%). La Russia è scesa al 6° posto tra i mercati di sbocco della regione: dopo il crollo del 2022 a seguito dell’inizio del conflitto e il rimbalzo del 2023, segna nel primo semestre un -27,3%. Il numero di imprese attive (tra calzaturifici e produttori di parti) ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, un calo di -104 aziende sullo scorso dicembre, tra industria e artigianato, accompagnato da un saldo negativo di -1.208 addetti. Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate da INPS nella prima metà dell’anno per le imprese marchigiane della filiera pelle, si registra un aumento del +212,1% rispetto allo stesso periodo del 2023: sono state autorizzate quasi 2,5 milioni di ore, un numero superiore del +107% anche rispetto alla situazione pre-Covid dei primi 6 mesi del 2019.

Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici commenta il quadro nazionale: “La fase di debolezza della domanda, frenata da una minor propensione all’acquisto da parte dei consumatori, dal rallentamento di diverse economie (non solo quella cinese) e dall’incertezza legata alle turbolenze geopolitiche in diverse aree del pianeta, ha fortemente penalizzato gli ordinativi, non risparmiando neppure il lusso. La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione. Crescono inoltre i saldi negativi nel numero di addetti ed imprese attive rispetto allo scorso dicembre”.
 
Gli effetti più significativi si sono avuti nell’interscambio con l’estero. “A soffrire, in primis, – continua Ceolini – sono state le esportazioni, da sempre il traino del comparto, visto che viene venduto fuori dai confini nazionali l’85% delle paia prodotte in Italia. A seguito della contrazione delle vendite estere (-8,5%), il saldo commerciale settoriale, pur in attivo per 2,34 miliardi di euro, denota un calo del -4,7%, malgrado il ridimensionamento delle importazioni (-11,6%)”.
 
Anche sul fronte dei consumi interni i dati non sono positivi: nei primi 6 mesi gli acquisti delle famiglie italiane sono scesi del -2,1%, sia in volume che in spesa. Analizzando la tipologia di calzature, i cali più marcati hanno interessato le scarpe da uomo (-5,7% in quantità e -4,6% in spesa), mentre quelle per donna e per bambini/ragazzi evidenziano riduzioni nell’ordine del -3%, sia nelle paia che in valore. Le “sportive e sneakers” mostrano le contrazioni meno pesanti (-1% in volume e -0,6% in valore). La pantofoleria, infine, cede l’1,7% in quantità (malgrado la tenuta di quella per donna), con un -0,7% in spesa. Se gli acquisti delle famiglie mostrano un’evoluzione poco premiante, buone notizie provengono invece nuovamente dallo shopping degli stranieri in visita in Italia, grazie all’aumento di arrivi e presenze dei turisti stranieri nel Belpaese, dopo la crescita sostenuta del 2023.
 
Per quanto riguarda il sentiment, le attese degli operatori per la seconda parte dell’anno escludono grandi miglioramenti nel breve periodo. Dalla survey condotta tra le aziende associate, emerge che la quota di chi si attende nel terzo trimestre in corso un fatturato in calo sugli analoghi mesi 2023 risulta ancora maggioritaria (56% del panel). E, con riferimento alle previsioni per l’intero anno, 3 imprenditori su 4 ritengono che il 2024 per la propria azienda sarà peggiore dell’anno precedente.