Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di ottobre 2024

Ai tempi che furono i comici, ma anche vari giornalisti non asserviti al potere costituito di sua emittenza,
solevano dire che avere il cavaliere Silvio al governo era una fortuna per il loro lavoro, perché continua
fonte di ispirazione e gag. Tralasciando malinconie come il volere santificare sua emittenza, addirittura
intitolargli opere pubbliche come aeroporti, sorvolando sulle condanne penali che subì e quelle che evitò
valendosi delle note leggi ad personam, persino la ‘regina muta’, Francesca Pascale, ha ironizzato sul
governo Meloni tacciandoli di dilettantismo per la maldestra gestione del caso Sangiuliano.
E quando sali al governo e tutti i tecnici bravi, reclutati da Draghi, scappano o li fai scappare e ti tocca
mettere nei posti che contano parenti e amici, camerati e amici degli amici, tutti fedelissimi, ma senza
nessuna cognizione del caso, è chiaro che stai andando a sbattere contro il muro. Quindi può capitare che
Giorgetti diventi un Giano bifronte, prometta sangue e sacrifici oggi con aria da bocconiano esperto, poi
sparga promesse grigliando salsicce sottobraccio a Vannacci a Pontida, per poi essere sconfessato dalla sua
stessa premier. Succede che una Meloni che ha fatto campagna elettorale nei distributori di benzina contro
le accise si ritrovi a dovere fare l’esatto contrario di quanto aveva promesso, che debba aumentare le tasse
a tutti, ma salvando balneari, tassisti, notai, avvocati, e tutto il sottobosco dei poteri forti che, secondo lei,
la odiano.
Capita che la prima ministra Giorgia non sappia nulla di economia, ignori cosa sia il deflatore del pil,
racconti che aumenta i fondi per la sanità grazie al contributo delle banche (non definito il come, solo il
quanto), ma scordandosi di dire che al netto dell’inflazione i soldi saranno di meno. A digiuno di qualunque
sapere istituzionale, lei e, incredibilmente persino un fin troppo schiacciato nella sua cieca fedeltà Nordio,
che di leggi dovrebbe avere contezza, ignorino che le sentenze della CGUE sono superiori alle leggi italiane
e i giudici siano obbligati a disapplicare le leggi nazionali se in conflitto con le norme e le sentenze europee.
E quando un potere autocratico si trova stretto nell’angolo cosa fa? Cosa ci insegnano le scienze politiche?
Si cerca un nemico da dare in pasto al popolo, un colpevole che diventi un’arma di distrazione di massa, ed
ecco il dossieraggio, il grido “i poteri forti ce l’hanno con me, perché io sono la pulzella che salva il paese e i
poveri”. Ora, se è vero che nel primo caso emerso dalle indagini di Cantone c’è stata un’operazione
strutturata, spionaggio con scarico di documentazione e fascicolazione di dati, la premier non è stata
l’unica, ma solo una dei tanti. Ma subito si è affrettata a definirsi “la più dossierata d’Italia” nel caso del
bancario di Bitonto, quando è apparso subito evidente che si era in presenza di una persona che ha svolto
operazioni illegali, ma per semplice curiosità, per disagio psicologico. Coviello non ha scaricato nulla, ha
iniziato curiosando nei conti di parenti e amici, passando poi a politici e calciatori, democraticamente di
tutti i colori e parti, e il più ‘curiosato’ è stato un suo amico, di cui era anche il commercialista (sic).
Per par condicio non possiamo non occuparci della sinistra, le piazze che vedono assieme Landini e la
Schlein, quando non impegnata a rappare sui palchi, a protestare assieme contro Stellantis (come la
destra…), rea di cassintegrare o licenziare gli operai. Ma viene da chiedersi dove fossero quando passavano
norme giuste nel fino, totalmente errate per modi e tempi, come si tocca con mano adesso. Dove erano
Landini, la Schlein e gli altri quando le riviste specializzate, gli istituti di ricerca, i forum economici, persino
la IG Metall, preventivano 600.000 posti di lavoro in meno per la transizione all’elettrico? Ipotizzavano
seriamente di trasformare un metalmeccanico di mezza età in un ingegnere elettronico, sempre dando per
scontato ne esistesse l’esigenza? Ad maiora!
MAURIZIO DONINI