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Il decisionista desnudo, anche il PRA resiste

000praVi ricordate la furia iconoclasta del Renzi 1 contro gli Enti inutili, la burocrazia parassitaria, la Pubblica Amministrazione inefficiente, le Provincie e via di questo passo, fino alla volontà di procedere alla chiusura del Pubblico Registro Automobilistico, autentico doppione, inutile, della Motorizzazione civile. Il PRA, che peraltro sotto il governo Monti era riuscito in tempi di crisi e restrizioni della spesa ad avere un congruo aumento della propria dotazione finanziaria, era entrato nel mirino del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli  che lo aveva individuato come uno degli Enti da cancellare prioritariamente. In queste settimane pare ci abbia riprovato Del Rio incontrando non poche resistenze, tutti anno un santo in paradiso, il PRA pare avercene più di uno. Intanto occorre fare chiarezza su quanto costa agli automobilisti italiani il PRA, 320 milioni all’anno e al PRA si collega direttamente un altro carrozzone, l’ACI con i suoi 3.000 dipendenti e una miriade di società collegate. Chi potrebbero essere gli sponsor del PRA, intanto il sottosegretario Lotti il cui suocero pur essendo un pensionato dell’ACI presiede ancora una società, Aci promuove e poi la direttrice dell’ACI di Firenze sempre legata a Lotti, uno del giglio magico fiorentino. Forse per Del Rio la strada non è così facile da percorrere e d’altro canto questo esecutivo ha dimostrato di fare esattamente il contrario di quello che promette verbalmente. Così le fortune del premier scemano, il suo gradimento è sceso dal 70, al 36% al pari con il leghista Salvini. Tira brutta aria per il capo del Nazareno e per la sua finta aria decisionista e nei prossimi mesi sarà ancora più dura quando dovrà acconciarsi a trovare tra i 20 e i 30 miliardi per far fronte alle spese previste dalle norme approvate e dalle promesse fatte, senza contare che slitta a data da destinarsi il taglio delle imposte e con quello la possibilità per il governo di portare a casa un minimo di gradimento. Oramai è sotto gli occhi di tutti l’inconsistenza e la scarsa determinazione dell’esecutivo, eccezion fatta per provvedimenti come la scuola, con i suoi costi stratosferici, la riforma della legge elettorale prima fortissimamente voluta da Renzi, che oggi manda avanti gli ascari a dire che serve qualche modifica, certo le percentuali non sono più quelle delle europee, occorre cambiare qualche comma, altrimenti il disegno di mettere le mani sul Paese salta.

ARES