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Riforma fisco, caos dirigeti, ADE nel pallone

000ade00di Andrea Bassi

L’ultimo tentativo di forzare la mano c’era stato la settimana scorsa. Marco Causi, parlamentare Dem storicamente vicino alle posizioni dell’Agenzia delle Entrate, aveva depositato un ordine del giorno alla riforma della Pa, firmato insieme al collega Ferdinando Aiello, per sanare la posizione degli 800 dirigenti del fisco dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale. Lo stop del governo era arrivato immediatamente per bocca del ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia. Per Palazzo Chigi, del resto, la questione ormai è chiusa. La soluzione è quella contenuta in un emendamento firmato dal governo e depositato in Senato al decreto sugli enti locali. Per gli 800 dirigenti illegittimi non ci sarà nessuna sanatoria. Entro la fine del 2016, prevede il testo del governo, sarà bandito un concorso per coprire 578 posizioni. Si tratterà di un concorso per soli esami, e dunque il fatto di aver ricoperto in precedenza l’incarico non potrà essere fatto valere come un titolo. I posti riservati ai funzionari dell’Agenzia delle entrate saranno il 30% del totale. Nel frattempo l’Agenzia potrà assegnare con procedure trasparenti e con criteri oggettivi, quei 578 posti a funzionari della terza area con esperienza di almeno cinque anni. A questi funzionari verrà riconosciuta una indennità di 26 mila euro (oltre allo stipendio) e un premio di risultato che potrà aggiungere al massimo altri 5 mila euro annui alla retribuzione. Tutti questi incarichi scadranno comunque, alla fine del prossimo anno, quando il concorso per i dirigenti sarà stato chiuso e questi ultimi potranno prendere le redini degli uffici.

LA REAZIONE
«Abbiamo fatto e faremo tutto il possibile perché non ci siano danni ai cittadini e cali di gettito», ha detto ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, che ha anche rivelato di essere stata minacciata in mattinata da una donna all’entrata dell’Agenzia. La sua è stata una risposta alle indiscrezioni, che ormai si rincorrono da diversi mesi, di un possibile calo di gettito fino a 5 miliardi per il blocco dell’operatività dell’Agenzia dopo la sentenza della Consulta. Il caso più eclatante è quello della Lombardi. Ad essere «sopravvissuti» sono un direttore generale e solo 3 dirigenti di cui uno, ha puntualizzato la Orlandi, andrà in pensione a settembre. Succede così che ai responsabili della Direzione provinciale I di Milano e della Direzione provinciale I di Roma siano stati attribuiti otto interim ciascuno, a quello della Direzione provinciale II di Milano addirittura undici.

Situazioni limite, secondo la Orlandi, che rendono «urgente per il Paese e non solo per l’Agenzia delle Entrate» il bando del concorso, il cui espletamento richiede invece di norma «tempi medio lunghi». Sulle ricostruzioni del direttore delle Entrate, tuttavia, tra chi segue la questione a Palazzo Chigi c’è un certo scetticismo.
I dirigenti rimasti che hanno raccolto gli interim, è il ragionamento, hanno conferito le deleghe ai loro funzionari, quasi sempre gli stessi che prima erano inquadrati come facenti funzione. L’unica differenza è che ad oggi quei funzionari guadagnano di meno. Se ci fosse un calo di gettito, è il ragionamento, sarebbe una loro precisa responsabilità, perché avrebbero potuto rifiutare le deleghe e tornare alle mansioni precedenti. Il problema in realtà sarebbe più profondo.

Tra Palazzo Chigi e l’Agenzia delle Entrate il feeling non sarebbe più dei migliori. E non è solo la questione dei dirigenti. Ci sono anche la dichiarazione pre-compilata che non ha dato i risultati sperati e il pasticcio del reverse charge, l’inversione contabile dell’Iva, che ha creato un buco nei conti pubblici. La questione Agenzie, comunque, sarà affrontata a settembre, quando si comincerà a mettere mano al decreto attuativo della delega fiscale che trasferirà la vigilanza dell’organismo guidato dalla Orlando dal Tesoro direttamente a Palazzo Chigi.