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Taglio delle tasse finanziato con nuovo debito?

000renzipadoanNell’ultima domenica di agosto finalmente il premier arriva a chiarire un rovello non da poco sulla copertura del preventivato taglio delle imposte sulla casa e in parte sulle imprese. L’idea di Renzi è quella, esplicitata ieri nell’intervista al Corriere della Sera, e prevede una richiesta di maggiore flessibilità sui conti da concordare con Bruxelles. Ad oggi il governo italiano può contare su una cifra intorno ai 6,4 miliardi di euro, ma per far fronte alle promesse del premier è necessaria una cifra almeno tre volte più grande, quindi all’incirca 18 miliardi di euro. Le conseguenze, a parte la probabile contrarietà della commissione europea, è l’innalzamento della soglia del debito, una possibilità alla quale si è prontamente opposto il ministro del tesoro Padoan. Padoan e l’ex commissario alla spending review insistono per mettere mano ai tagli di spesa al fine di rendere strutturale la manovra e non una tantum legata ai margini di flessibilità, oltre al rischio della crescita complessiva del debito. In un Paese con crescita lenta come il nostro un ulteriore appesantimento del debito potrebbe mettere in allarme gli investitori e in particolare richiedere nuove e più corpose emissioni di titoli pubblici per finanziare il debito in scadenza, mentre agendo sul fronte della spesa si renderebbero credibili e permanenti le manovre sulle tasse oltre ovviamente a non intaccare ulteriormente i margini di flessibilità con la commissione europea fino a quando la ripresa economica non sarà stabilizzata su livelli superiori all’1% annuo. Rinegoziare con la commissione europea può voler dire anche rinviare al 2018 il pareggio di bilancio e siccome il 2018 potrebbe essere un anno elettorale tutto ciò assomiglia a quanto già visto nelle precedenti legislature, lasciare eredità pesanti ai governi che subentrano. In tutto questo si legge, neppure tanto in controluce, la necessità di recuperare consensi con l’unico, generalizzato strumento demagogico delle promesse di riduzione della pressione fiscale, tranne poi pagarne le conseguenze a posteriori con imposte sempre più gravose. 

r.an