A proposito di Macroregione
E dopo il Sagrantino ecco il Chianti.
Dapprima l’incontro nel ristorante umbro che segnò l’inizio dell’avventura della
macroregione formata da Marche, Umbria e Toscana, poi i tre governatori si sono
incontrati in Toscana ed è lecito supporre che abbiano brindato a Chianti.
Ora il terzo step nelle Marche con brindisi a base di Verdicchio? Un bianco dei colli
Piceni? Un rosso Conero? Vedremo.
Intanto il governatore della Toscana ha ribattezzato la macroregione Toscana, Umbria,
Marche, “l’Italia di mezzo”, che ricorda tanto ‘Il signore degli anelli’ di Tolkien, ma qui
nelle Marche non ci sono elfi, orchi e gobbi. Ci sono donne ed uomini che seguono questa
incredibile vicenda con molta preoccupazione.
Incredibile, perché nasce da una decisione del governatore Ceriscioli senza una
preventiva discussione in Consiglio regionale.
Preoccupazione perché le prospettive di una simile unione non lasciano intravedere, per
noi marchigiani, quei vantaggi economici che il trio Rossi, Marini, Ceriscioli suppongono.
Ricordo una nota della Regione Toscana, all’indomani dell’incontro a Perugia.
Intendiamo – dissero i tre Governatori – su un doppio binario, “con un occhio volto al
presente e l’altro puntato un po’ più avanti nel tempo, strabico come deve essere la
politica”.
Lo strabismo in politica mi mancava ma c’è sempre tempo per imparare.
Peccato che lo strabismo di Ceriscioli guardi solo verso ovest, là dove il sole di Renzi è
più forte: verso la Toscana, verso l’Umbria. Verso regioni affatto uguali a noi ma
certamente rosse con buona pace dell’avvio di quel “dibattito non astruso e che
coinvolga dal basso le tre comunità, con lo sguardo volto più avanti e sapendo che in
Italia si discute di rivedere i confini regionali…”
Parole e musica di Enrico Rossi che pure si è ricordato di quei cittadini dimenticati dal
nostro Governatore tutto preso da questa sorta di fusione a freddo.
E dopo il Sagrantino ecco il Chianti.
Dapprima l’incontro nel ristorante umbro che segnò l’inizio dell’avventura della
macroregione formata da Marche, Umbria e Toscana, poi i tre governatori si sono
incontrati in Toscana ed è lecito supporre che abbiano brindato a Chianti.
Ora il terzo step nelle Marche con brindisi a base di Verdicchio? Un bianco dei colli
Piceni? Un rosso Conero? Vedremo.
Intanto il governatore della Toscana ha ribattezzato la macroregione Toscana, Umbria,
Marche, “l’Italia di mezzo”, che ricorda tanto ‘Il signore degli anelli’ di Tolkien, ma qui
nelle Marche non ci sono elfi, orchi e gobbi. Ci sono donne ed uomini che seguono questa
incredibile vicenda con molta preoccupazione.
Incredibile, perché nasce da una decisione del governatore Ceriscioli senza una
preventiva discussione in Consiglio regionale.
Preoccupazione perché le prospettive di una simile unione non lasciano intravedere, per
noi marchigiani, quei vantaggi economici che il trio Rossi, Marini, Ceriscioli suppongono.
Ricordo una nota della Regione Toscana, all’indomani dell’incontro a Perugia.
Intendiamo – dissero i tre Governatori – su un doppio binario, “con un occhio volto al
presente e l’altro puntato un po’ più avanti nel tempo, strabico come deve essere la
politica”.
Lo strabismo in politica mi mancava ma c’è sempre tempo per imparare.
Peccato che lo strabismo di Ceriscioli guardi solo verso ovest, là dove il sole di Renzi è
più forte: verso la Toscana, verso l’Umbria. Verso regioni affatto uguali a noi ma
certamente rosse con buona pace dell’avvio di quel “dibattito non astruso e che
coinvolga dal basso le tre comunità, con lo sguardo volto più avanti e sapendo che in
Italia si discute di rivedere i confini regionali…”
Parole e musica di Enrico Rossi che pure si è ricordato di quei cittadini dimenticati dal
nostro Governatore tutto preso da questa sorta di fusione a freddo.
F.to Piero CELANI – Consigliere Regionale Forza Italia