Roma kaputt mundi da Romolo e Remo a Casaleggio e…..
“La situazione politica italiana è grave ma non è seria”
Ennio Flaiano
A quanto pare mai come oggi la citazione riportata è attuale, qual è il topic del giorno nelle cronache italiche? Il
crollo delle borse? Il fallimento di Banca Etruria? La crisi? Lo smog? Assolutamente no, quello che agita i sonni e le
giornate dei nostri politici non è nemmeno il tema dibattuto delle Unioni Civili che stagna in aule deserte, ma il
regolamento interno imposto dai vertici del M5S ai candidati romani.
C’è da dire che leggendo il regolamento redatto dall’uomo più odiato dall’Associazione Parrucchieri è qualcosa che
rasenta l’assurdo, la legislazione vigente riguardo ai Sindaci ribaltò quella esistente attribuendo finalmente poteri
veri agli attuali primi cittadini. Tutto ciò viene smantellato, in pratica gli eletti pentastellati rilasciano una specie di
lettera di dimissioni in bianco che resta a disposizione dei dirigenti del Movimento e contestualmente se dovessero
violare il codice di regolamento sarebbero tenuti a versare una multa di € 150.000, non paghi anche tutte le decisioni
importanti dovrebbero essere vistate dai plenipotenziari del Movimento, in pratica non si elegge un Sindaco, ma un
impiegato a tempo determinato ed in prova perenne. Anche l’impianto giuridico messo in piedi appare debole e
difficilmente potrebbe reggere in una eventuale aula giudiziaria, clausole come queste non sono più ammesse
nemmeno nel contratto di acquisto di una scopa elettrica…. Per non parlare poi della difficoltà di andare ad escutere
la considerevole cifra di € 150.000 da un lavoratore, ammenochè sulla falsariga berlusconiana non si comincino a
mettere miliardari sul ponte di comando.
Sicuramente le scottature dei recenti casi sono ferite profonde nel movimento, ed il principio fondante che chi viene
eletto in un partito/movimento debba lì restare e se cambia idea sia tenuto a ripresentarsi agli elettori per certificare
il proprio cambio di rotta, ristabilendo così il filo diretto eletto-elettori che il porcelluma aveva cancellato è
sacrosanto.
Ma poteva forse il PD farsi mancare la possibilità di disquisire in maniera approssimativa e mediatica
sull’argomento? Se il Movimento 5 Stelle ha il problema che ogni volta che sta macinando successi arrivano gli editti
casaleggiani a far crollare il tutto, il PD di Renzi ha il suo daffare con la fama di infaticabile ed infallibile menagramo
che accompagna ogni mossa del suo leader. Inaugura la quotazione in borsa della Ferrari e questa perde il 24%,
taglia il nastro dell’EXPO e ne viene fuori un buco finanziario tale che nemmeno un paio di leggi di stabilità
potrebbero chiuderlo, attesta la bontà del decreto salva banche e l’immacolatezza del clan Boschi e Banca Etruria
viene dichiarata fallita imitando in questo George Busch jr. era riuscito a fare tanti danni, pare che l’ANAS volesse
invitarlo a varare un nuovo viadotto, ma abbiano desistito….
Ma in tutto questo ha lanciato all’assalto il buon Guerini, un uomo che in un condominio di periferia farebbe fatica a
fare il portinaio e si ritrova addirittura ad essere il vice-segretario del PD, poteva non entrare a gamba tesa in un
ambito dove non c’entrava? La voglia di protagonismo è sempre viva nella mediocracya renziana. Se in fin dei conti
le assurdità proposte per gli eleggendi stellati sono pur sempre affari a loro interni, l’on.le Lorenzo Guerini è arrivato
a mettere in cantiere una legger per andare a normare le attività dei partiti e affini, gli altri ovviamente, perché il suo
PD già ne ha il DNA a sentir lui. L’idea di decidere per legge come devono essere strutturati i partiti è qualcosa che
probabilmente esiste nella Corea del Nord, una norma precisa per stabilire che c’è libertà è destinata
immancabilmente ad essere l’ossimoro di sé stessa.
Ed in mezzo alle polemiche tra “fascismo renziano” ed “editti casaleggiani” Roma affonda, e neanche tanto
lentamente.
MAURIZIO DONINI