Da Infolampo: ddl tortura rinvio – Mammasantissima
Rinviato ddl tortura, un passo indietro per i diritti
Il Senato sospende l’iter. Fracassi (Cgil): “Trent’anni sono pochi per il nostro Parlamento. Definire
percorso e tempistica certi per il ddl”. Sorrentino (Fp): “Gravissimo. Non c’è ancora una legge per
perseguire questo crimine contro l’umanità”
Rimandare la discussione sul reato di tortura “fa tornare indietro il nostro Paese sul versante dei diritti
umani e civili”. Questo il commento della segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi, alla
decisione del Senato di sospendere l’iter del ddl tortura.
“È un provvedimento atteso da anni e ora viene
pericolosamente collocato in una sorta di binario morto –
denuncia Fracassi – rischiando di perdere l’opportunità di
adeguare l’ordinamento giuridico italiano a principi
universalmente riconosciuti da istituzioni e giurisdizioni
internazionali, e di non dare una risposta di giustizia ai tanti
casi che in questi anni sono drammaticamente emersi alle
cronache”. La sindacalista quindi aggiunge: “Chiediamo al
Parlamento di rivedere questa decisione e di definire un
percorso e una tempistica certi per il ddl – conclude – di modo
da dotare finalmente l’Italia di uno strumento importante e
necessario”.
Una critica forte arriva anche dalla Fp Cgil. Così il sindacato
dei dipendenti pubblici: “Gravissima la decisione di rinviare,
per l’ennesima volta, a data da destinarsi la discussione al
Senato sul disegno di legge per l’introduzione del reato di tortura”. È quanto afferma la segretaria
generale, Serena Sorrentino, nel sottolineare che: “Ad oggi, nonostante le numerose battaglie, le pronunce
dei giudici che denunciavano la mancanza di tale reato nel nostro ordinamento, non c’è ancora una legge
che renda possibile perseguire questo crimine contro l’umanità”.
Sorrentino ricorda come la Fp Cgil si sia fatta negli anni “promotrice di campagne di sensibilizzazione sul
tema connettendo tra loro diversi soggetti, tra società civile, associazioni, forze dell’ordine affinché il
reato di tortura non fosse contro qualcuno ma a difesa dello Stato di diritto”. La dirigente sindacale ritiene
“strumentale il richiamo ai rischi del terrorismo internazionale per impedire l’approvazione di una norma
di civiltà soprattutto in un’Europa che, colpita al cuore, deve tenere fermi i suoi valori fondanti di
democrazia e di rispetto dei diritti umani.
Invece, aggiunge Sorrentino, “ha vinto la spinta propagandistica dei conservatori e delle destre mentre il
Governo è stato incapace di dare quella risposta che nel 2015 il Presidente del Consiglio, dopo la sentenza
di Strasburgo sui fatti della scuola Diaz, di cui in questi giorni ricorre il quindicesimo anniversario,
individuò nell’introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura. Continuiamo – conclude la
segretaria generale della Fp Cgil – a restare un passo indietro”.
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Mammasantissima: l’intreccio tra Gelli, ‘ndrine e la destra
eversiva
Gli invisibili della loggia ”Santa”. I legami tra P2, cosche ed estremismo ”nero”. Le carte dell’inchiesta
calabrese riportano le lancette d’Italia indietro di 40 anni.
di Alessandro Da Rold
L’inchiesta Mammasantissima della procura di Reggio Calabria, che ha portato in carcere l’avvocato
Paolo Romeo, l’altro legale Giorgio De Stefano e ha messo sotto indagine il senatore Antonio Caridi, ex
Forza Italia, ex Nuovo centrodestra (Ncd) e ora in Grandi autonomie e libertà (Gal), scoperchia il mondo
sommerso degli ‘invisibili’ della segretissima loggia ‘Santa’ e dei presunti collegamenti tra ‘ndrangheta,
Cosa nostra, la massoneria dei colletti bianchi (politici e magistrati) per fare affari e contrastare lo Stato.
Riportando le lancette della storia d’Italia indietro di quasi 40 anni.
Perché nelle 2 mila pagine di ordinanza di custodia cautelare si fa riferimento alla strage di piazza
Fontana (1969), alla fuga dell’estremista di destra Franco Freda in Costa Rica con 40 mila marchi
tedeschi, ai moti di Reggio Calabria e al golpe Borghese del 1970.
LICIO GELLI CONTROLLAVA TUTTO. O ancora alla Banda della Magliana o alle aspirazioni
separatiste del meridione del boss mafioso Bernardo Provenzano, ma pure all’influenza che l’ex maestro
venerabile Licio Gelli avrebbe avuto sulla cosiddetta «’ndrangheta militare» che poteva controllare perché
«aveva fatto in modo che ogni componente della “Santa”, ovvero la struttura di vertice
dell’organizzazione criminale, venisse inserito automaticamente nella massoneria deviata» della P2.
INTRECCI CON L’EPOCA DELLE STRAGI. È molto delicata l’inchiesta dei magistrati Federico
Cafiero De Raho e del sostituto Giuseppe Lombardo.
Va avanti da tre anni e si incrocia persino con quelle di Caltanissetta e Palermo sulla stagione delle stragi
che hanno portato alla morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borselino.
A distanza di più di 20 anni, tra fughe di notizie e depistaggi, importanti inchieste sulla ‘ndrangheta come
Meta, Olimpia, Infinito o Crimine, inizia a dipanarsi una matassa ancora sconosciuta sulla storia del
Paese, ma su cui gli incroci di anni di testimonianze di collaboratori di giustizia, intercettazioni dei
carabinieri del Ros e le indagini della Direzione investigativa antimafia (Dia) permettono di gettare
un’ombra inquietante sul ruolo dell’estremismo di destra in Italia e sulle connivenze con la criminalità
organizzata e con pezzi deviati dei Servizi segreti e dello Stato.
Paolo Romeo, dall’estrema destra ai socialdemocratici
Tutto ruota intorno alla figura di Romeo, negli ultimi anni esponente del Partito socialdemocratico,
condannato per mafia nel 2000, ma ancora capace di contare secondo gli inquirenti, tanto da favorire
l’ascesa politica di Giuseppe Scopelliti in questi anni, già sindaco di Reggio e poi presidente del Consiglio
Regionale della Calabria.
Romeo è un personaggio con un passato pesante alle spalle, raccontato pure dal collaboratore di giustizia
Pasquale Nucera negli Anni 90.
Non solo. Dagli accertamenti svolti dalla Dia è emerso che Romeo è stato esponente dell’estrema destra
sin dagli Anni 70 (quando militava in Avanguardia nazionale), anello di congiunzione tra la mafia reggina
e la politica, massone, ritenuto anche legato a settori dei Servizi segreti. Nel 1980 venne arrestato perché
imputato di favoreggiamento in favore di Franco Freda.
LA FUGA DI FREDA IN COSTA RICA. Romeo era accusato di averlo aiutato nel 1979 quando Freda,
imputato della strage di piazza Fontana, si nascondeva a Catanzaro.
E in un’intercettazione del 2009 stava cercando di avere una revisione del processo («i magistrati
sostengono che Freda si è rivolto alla ‘ndrangheta» e «la ‘ndrangheta si è rivolta a me e io ho favorito a
Freda», evidenziava che «basta dimostrare il contrario» e cioè che «Freda si è rivolto a me […]»).
In particolare Barreca, nell’interrogatorio del 5 maggio 1993 ai pm di Reggio Calabria, aveva dichiarato
di avere appreso da varie fonti che l’avvocato Romeo era massone e appartenente alla struttura “Gladio”,
nonché legato ai “Servizi segreti”.
UNA «LOGGIA SUPER SEGRETA». Nell’interrogatorio dell’8 novembre 1994 sempre a Reggio
dichiarava: «Ho partecipato ad alcuni degli incontri avvenuti a casa mia tra Freda, Paolo Romeo e Giorgio
De Stefano. Tali discorsi riguardavano la costituzione di una loggia super segreta, nella quale dovevano
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eversiva_43675254347.htm