Tra poesia e semantica – l’anatomia nel linguaggio
La poesia esisterà sempre perché la poesia è sete di verità e di conoscenza.
Alessandro Rivati (vincitore del Premio Gozzano 2013)
Il gossip di oggi riguarda le immagini ‘rubate’ a Diletta Leotta e diffuse sul web, stante l’assoluta liceità della
signora Leotta di andare al mare in topless o di fare nudismo se volesse, e l’altrettanto sacrosanto diritto di
farsi tutti i video hot che volesse, è innegabile che l’accesso a risorse informatiche altrui è un reato penale
pesantemente perseguito. Su questo si innesta la violazione della privacy data dalla diffusione non
autorizzata di materiale privato e dal solito battage sui social.
Nel 2013 Carolina Picchio si suicidò dopo che il suo ex-fidanzato ed altri ‘amici’ le girarono un video a
sfondo sessuale e lo postarono sui canali social, anche qui innegabile il comportamento delittuoso degli
stessi autori, ma il fatto che salta agli occhi è che in 10 minuti questo orrore ebbe 2.600 commenti, 260 al
minuto, quasi 5 messaggi al secondo, la colpa è dei social o delle persone che hanno questi
comportamenti? Persone che potremmo definire ‘normali’, che tutti i giorni passeggiano per le vie e
frequentano altre persone, ma che dietro una tastiera si trasformano in esseri primordiali in preda alla
parte peggiore dell’uomo.
Ma forse basta sentire un qualunque discorso fatto in compagnia nei luoghi pubblici al giorno d’oggi per
comprendere la deriva rozzo-popolare cui stiamo assistendo. Una volta si soleva dire che i maschi erano
volgari, con linguaggi da scaricatori di porto, direi che è ora di rivalutare abbondantemente i bravi ‘camalli’.
Nel linguaggio femminile da serata è uso comune parlare delle altre donne con termini come ‘fighe’ e
‘gnocche’, che se li usi sul social puritano di mr. Zuckerberg ti cancellano il post, ma nei pub e ristoranti è
linguaggio comune.
L’anatomia ha preso il posto della semantica, ‘fighe’ invece di ‘belle’, ‘gnocche’ al posto di ‘affascinanti’, se
qualche decennio fa non si poteva usare la parola ‘membri’ nelle trasmissioni politiche riguardo i
parlamentari, oggi possiamo aspettarci che il prossimo passo sia ‘cazzi’ al posto di ‘amici’, ‘membri (inteso
come organo sessuale maschile in questo caso)’ al posto di colleghi e via dicendo. Sicuramente sarebbe
divertente sentire dire da una amica ‘domani sera esco con alcuni cazzi che lavorano nel mio ufficio’….
Dicono che la poesia è morta, ma forse siamo già alla cremazione.
MAURIZIO DONINI