Referendum Costituzionale – the day after
Se Renzi non è stato un buon premier e nemmeno un buon politico, sicuramente lo è ancora meno come
scommettitore, aveva puntato sul far saltare il banco mettendosi in tasca la Camera con la nuova legge
elettorale, rimaneva il Senato da conquistare. La riforma Costituzionale del Senato è quanto di più
raffazzonato ed arzigogolato si potesse mettere assieme, ma il suo intento era tutt’altro che banale e
casuale. La trasformazione del Senato era funzionale e complementare alla legge elettorale per la Camera,
non potendo agire nella stessa maniera si lasciava il Senato, ma sempre coerente con la maggioranza
espressa alla Camera, in questa maniera tramite il premio di maggioranza con un pacchetto di voti minimo,
contando che solo il 50% degli italiani si reca alle urne, ci si poteva mettere nella tasca sinistra la Camera e
nella destra il Senato governando il paese con una oligarchica minoranza.
Ma i problemi sono nati quando la luna di miele con gli italiani è finita e la maggioranza dei voti si è
spostata dal PD al M5S, il premio sarebbe andato al Movimento fondato da Grillo facendo saltare tutte le
previsioni. Da qui l’improvvisa disponibilità a rivedere la legge elettorale con tutte le altre forze politiche
‘sistemiche’ terrorizzate da un eventuale successo pentastellato. Persa la prima scommessa il premier ha
personalizzato oltre misura la riforma costituzionale trasformandola in un referendum su sé stesso, sempre
dando per scontato che il 45-47% di consensi cui era arrivato fosse inattaccabile e quindi lo ponesse al
riparo da sorprese e che il Sì lo lanciasse verso la storia della politica italiana. Già, ma perché siamo arrivati
ad un referendum su un riforma costituzionale per la prima volta nella storia repubblicana a memoria?
Quando si fa una riforma costituzionale si cercano i punti di incontro con tutti gli attori interessati per
raccogliere il massimo consenso possibile e costruire una casa comune, si chiamano i migliori
costituzionalisti del paese per la traduzione tecnica degli indirizzi politici e si procede in armonia. Invece
cosa si inventa il buon Renzi? Affida l’impianto legislativo a Maria Elena Boschi, un personaggio cui nessuna
persona dotata di comune buon senso farebbe fare nemmeno il regolamento condominiale, e dopo avere
abolito le province senza abolirle, inventa una riforma costituzionale per cancellare il Senato, ma senza
cancellarlo. Anche qui il Presidente Emerito Valerio Onida, primo giurista italiano, con tutti gli altri
eccellenti costituzionalisti del paese, da Zagrebelski in giù, firmano un appello per fermarla giudicandola
improponibile e con deriva autoritaria. E cosa fa il buon Matteo? Come nei migliori films di Michael Moore
su Jr. Bush tira avanti, immune a qualunque critica o suggerimento, vaga per il paese prendendo sberleffi a
parte le assise di partito, manda MBE a fare bella scena in tutti i talk show pronti ad accoglierla, fino allo
scandalo di Banca Etruria che ne suggerisce una defilazione.
Ora a bocce ferme non è successo nulla di quanto paventato, mercati, spread, asteroidi contro il pianeta
Terra, anche perché il salto nel vuoto si sarebbe avuto con la vittoria del sì, con il no semplicemente nulla
cambia. A parte la fine politica di uno scommettitore che voleva fare la ‘stangata’ e si è ritrovato invece
‘mazziato e cornuto’, da perdente come è ora, quanti dei suoi sodali, come i verdiniani, ma con lui nelle
votazioni, gli continueranno a garantire lealtà?
MAURIZIO DONINI