Infrastrutture vs analisi costi-benefici
Analisi costi-benefici, messa così pare una frase perfetta, si valuta se un determinato lavoro sia congruo con i costi che comporta. Peccato che ci portiamo ancora dietro i danni causati in epoca andreottiana quando lo stato della finanza pubblica obbligò i governi di allora a congelare tutte le opere pubbliche, con il
risultato che oggi il nostro paese è spaventosamente indietro nel campo delle infrastrutture rispetto i
competitors europei. Il blocco dei cantieri ha interessato tutto il paese, da nord a sud, dal tunnel del
Brennero (appalti per un valore di 5,9 miliardi), alla pedemontana veneta (2,3 miliardi), dall’alta velocità
Brescia-Padova (7,7miliardi), al Terzo Valico tra Genova e Milano (6,6 miliardi), oltre alla Torino-Lione.
Il risultato è la perdita di finanziamenti europei, 15 delle maggiori imprese italiane nel campo infrastrutture a rischio fallimento, contenziosi e cause per penali pronti a finire in tribunale, e la solita burocrazia con la pletora di permessi ed enti interessati a sovrapporsi e rallentare tutto il sistema Italia. Non pare risolutivo il decreto sblocca-cantieri in uscita al momento, l’allentamento dei vincoli sugli appalti è già stato segnalato dall’ANAC come metta a rischio infiltrazioni mafiose ed aumento dei costi le opere da riavviare.
La Cgia denuncia il gap sul sistema logistico e dei trasporti, mentre l'edilizia denuncia la perdita di 120mila imprese e 600mila posti in un decennio; non per niente il World Economic Forum ha messo l’Italia all’ultimo posto nella classifica delle infrastrutture con strade, porti, autostrade che costano maggiori costi per inefficienza di 40 miliardi l’anno e comporta una perdita di export che ne vale altri 70; basti pensare che mediamente un italiano passa 38 ore annue in fila contro una media europea di 30.
La famosa “Nuova Via della Seta” improvvisamente scoperta dai politici italiani intanto procede spedita ed
il terminale di Mortara è in funzione già da tempo, mentre Toninelli e Di Maio continuano ad urlare di
revoche ai concessionari senza avere alcun appiglio, piuttosto che cercare di far ripartire ‘veramente’ i
cantieri fermi, non per ultimo quella Torino-Lione che rientra nelle TEN-T, le grandi reti infrastrutturali
europee.
MAURIZIO DONINI