News Italia

Le regole del Governo per andare al voto, fuori già 19mila persone

Paola Pieroni-
C’è chi in tutte queste regole ne vede un proprio marketing politico. Se hai 37,6 non puoi votare. Se hai la tosse o il catarro, devi girare alla larga

dai seggi elettorali. Anche se non è Covid. Sono le regole stabilite dal governo per disciplinare le operazioni di voto e varranno per il turno del 20
e 21 settembre. Le prefetture nei giorni scorsi hanno ricevuto un protocollo sanitario firmato dai ministri di Interno e Salute. Sempre sotto
dettatura del Comitato tecnico scientifico. Ma andiamo in ordine. Nel primo paragrafo si spiega come dovranno essere allestiti i seggi e come
accedervi: mascherina obbligatoria per tutti (elettori, scrutatori, rappresentanti di lista) con distanza interpersonale di un metro tra le persone e
di due metri tra votante e scrutatore. All’ingresso l’avente diritto dovrà igienizzarsi le mani con il gel, ripetendo l’operazione prima di ricevere la
scheda e la matita. Uscendo dal seggio è consigliata anche una terza igienizzazione delle mani. Presidente di seggio e scrutatori dovranno essere
muniti di guanti nell’atto di maneggiare le schede, sia durante l’inserimento nell’urna, che durante lo scrutinio. Fin qui, rientra tutto nella
normalità. Riprendiamo le disposizioni dall’ articolo di Libero. Il paragrafo “Operazioni di voto” desta molte curiosità. L’elettore, c’è scritto,
«deve evitare di recarsi al seggio in caso di sintomatologia respiratoria», una qualsiasi, o «di temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi». Non
deve essere stato in quarantena «negli ultimi 14 giorni», né essere entrato in contatto con persone positive, sempre «negli ultimi 14 giorni». La
formula è paracula, perché non viene formulato un divieto ma, è specificato, «il rispetto delle regole di prevenzione» è «rimesso alla
responsabilità di ciascun elettore». Conseguenze? La prima, per esempio, è che gli attuali 19mila positivi al Covid-19 non potrebbero esercitare il
proprio diritto al voto per le Regionali e per il referendum sul taglio dei parlamentari. Ma con loro, ed è questa la cosa più singolare, sono esclusi
anche tutti coloro che hanno sintomi, ma non il virus. «È necessario contemperare due diritti costituzionali, quello al voto e quello alla salute»,
precisa il protocollo, facendo poi prevalere il secondo sul primo. E però, la legge italiana si muove in tutt’ altra direzione. Garantendo la tutela
all’elettorato passivo anche per malati e infermi attraverso il voto domiciliare. Facoltà impossibile da utilizzare per i pazienti Covid. Anzitutto
perché occorre chiedere all’Asl la certificazione 45 giorni prima delle consultazioni. Termine bello che andato. E, secondo, perché chi è sano oggi
non può prevedere di ammalarsi in prossimità dell’apertura delle urne. È la bellezza dell’assurda democrazia. Malata e asintomatica.
Dal Blog: Le News di Paola Pieroni