Alta tensione tra UE e Cina sui diritti umani
Quanto costa la difesa dei diritti umani? Se hai a che fare con i cinesi puoi anche finire per pagare
un prezzo molto alto. Ne sa qualcosa H&M, che sensibile ai sentimenti dei propri consumatori
occidentali, per solidarietà con la popolazione degli uiguri, una minoranza da un milione di
persone, ha annunciato che non comprerà più prodotti dallo Xinjiang, la provincia cinese dove
sono detenuti in campi di “rieducazione”. In questi recinti vengono costretti a lavorare il cotone e
realizzare manufatti tessili che vengono poi esportati. La reazione del regime di Pechino è stata
violentissima, partendo già dalla popolazione cinese a dire il vero, dal social Weibo la protesta
nazionalista si è estesa a tutte le piattaforme incitando al boicottaggio di H&M. A seguire tutti gli
e-shop hanno tolto i prodotti della casa svedese dai loro siti, le grandi società cinesi di consegna a
domicilio hanno annunciato che non li accetteranno più; sono stati perfino cancellati i punti
vendita H&M dalle mappe digitali. Ci si chiede ora cosa succederà alle altre marche che hanno
preso posizione a favore degli uiguri, come Adidas, Nike, Burberry, Calvin Klein e Tommy Hilfiger
La tensione tra UE e Pechino è una recente novità e ha preso il via da una iniziativa del Consiglio
Europeo (i 27 paesi membri) che ha stabilito sanzioni verso soggetti di repressione in Corea del
Nord, esecuzioni extra-giudiziali in Libia, Eritrea e Sud Sudan, gli ufficiali russi artefici della
repressione politica in Cecenia. Fra gli altri colpiti si è trovato Zhu Hailun, ex vicecapo
dell’Assemblea del popolo dello Xinjiang e mente della “rieducazione” degli Uiguri e altre
minoranze musulmane della regione. Ancora nella lista si sono trovati altri alti rappresentanti
cinesi, Wang Junzheng, segretario della Xpcc, un’organizzazione economica e paramilitare dello
Xinjiang accusata di ricorrere alle minoranze etniche come manodopera forzata. Il segretario del
comitato per gli affari politici e giuridici dello Xinjiang Wang Mingshan e il direttore dell’ufficio
regionale per la pubblica sicurezza Chen Mingguo.
Questo ha scatenato la rabbiosa reazione della Cina, non nuova a prendere posizioni contro quelle
che chiama “ingerenze negli affari interni”, adottando sanzioni verso eurodeputati e organismi
della UE, tanto da spingere persino il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, a fare una
dichiarazione molto dura in proposito: “Sono preoccupato per la tendenza crescente
all’autoritarismo e per i numerosi tentativi di destabilizzare la democrazia. Sono elementi che non
possiamo sottovalutare. Si cerca di condizionare la nostra azione per la ripresa ed è chiara la
volontà di minare la nostra indipendenza. All’inizio di questa settimana il Governo cinese ha
imposto sanzioni a cinque membri del Parlamento europeo, alla nostra sottocommissione per i
diritti umani e al comitato politico e di sicurezza del Consiglio, semplicemente perché hanno
espresso opinioni nell’esercizio del loro dovere democratico. Presto discuteremo l’accordo globale
UE-Cina sugli investimenti. Il Parlamento sarà molto attento, come ha sempre fatto, a garantire
che i principi del libero scambio non abbiano la precedenza sui diritti umani e le libertà
fondamentali”.
MAURIZIO DONINI