I “buoni lavoro” a quota 70 milioni
Dopo una partenza in sordina, l’uso del voucher, il “buono lavoro”, è aumentato a ritmo costante fino al boom degli ultimi tre anni, quando si è quasi triplicato facendo toccare, nel solo 2014, la cifra-record di quasi 70 milioni di buoni venduti (69.195.377). Nel 2008 erano solo 535mila e 985. Lo rivela un’indagine del Centro Studi Cna su dati Inps. Un numero di voucher, e quindi di ore lavorate, che equivale grossomodo a circa 33mila posti a tempo pieno. In sei anni il numero di voucher è aumentato di 129 volte.
Nati con la Riforma Biagi nel 2003, i “buoni lavoro” possono essere acquistati da cittadini privati e imprenditori dal tabaccaio o per via telematica sul portale Inps. I voucher, che l’imprenditore compra a 10 euro, hanno un valore netto per il lavoratore di 7,5 euro. Il residuo 25 per cento va per il 13 per cento alla gestione contributiva separata dell’Inps, per il 7 per cento all’Inail e per il 5 per cento sempre all’Inps, ma a titolo di compenso per la gestione del servizio. Il valore del buono corrisponde al compenso minimo di un’ora di prestazione e garantisce la copertura previdenziale con l’Inps e l’ombrello assicurativo contro gli infortuni con l’Inail.
Dopo un lungo rodaggio, hanno avuto due importanti messe a punto: nel 2012 e con il Jobs Act di Matteo Renzi a giugno scorso. Il voucher è uno strumento nato per assicurare ai privati la possibilità di “comprare” un aiuto per i piccoli lavori e consentire alle imprese una flessibilità, quasi in tempo reale, utile a tappare improvvisi buchi organizzativi o a rispondere prontamente a picchi di attività, in totale trasparenza fiscale, previdenziale, assicurativa. In pratica, l’antitesi del lavoro nero.
Tra il 2008 e il 2014 – il periodo preso in esame dall’indagine Cna – è parecchio mutato il profilo dei «prestatori» via voucher, per età e per genere. Nel 2008 quattro su cinque erano maschi, età
media 61 anni, quasi certamente pensionati. Appena più giovani le donne (56 anni e mezzo). Nel 2014 l’età media si è abbattuta e nel mercato dei voucher sono entrati i giovani e soprattutto le donne. L’anno scorso le lavoratrici hanno sorpassato gli uomini arrivando a quasi il 52%del totale.
Il commercio, con il 18,2% dei buoni acquistati, è il settore che più li utilizza. A seguire i servizi (14%), il turismo (12,3%) le manifestazioni sportive (9,1%), il giardinaggio e le pulizie (7,6%), le attività agricole (7,3%), i lavori domestici, fermi però al 2,6%). Più uno stock del 28% di «altre attività».
Nei sei anni, a giovarsene di più è stata la Lombardia (26,5 milioni di «buoni lavoro»), seguita da Veneto (23,2 milioni), Emilia-Romagna (19,8 milioni), Piemonte (15 milioni) e Friuli-Venezia Giulia (11 milioni). La media nazionale è di 6,4 voucher per ognuno dei 25.514.924 di italiani in età lavorativa.