Pesaro-Urbino

Mostra “NOI. Non erano solo canzonette”

Pesaro 08 ottobre 2020 – Grande successo di pubblico per la mostra dell’estate “NOI. Non
erano solo canzonette” con oltre 12.000 visitatori registrati dal 12 luglio fino ad oggi! Un
progetto espositivo emozionante e di grande qualità che a grande richiesta viene prorogato
fino a includere le festività natalizie e sarà visitabile fino al 10 gennaio 2021 nelle due sedi
di Palazzo Mosca – Musei Civici e Museo Nazionale Rossini.
COMUNICATO STAMPA

Visto il grande successo di pubblico registrato fino ad oggi, il Comune di Pesaro – Assessorato alla
Bellezza e Sistema Museo annunciano la proroga della mostra “NOI. Non erano solo canzonette” che si
potrà visitare fino al 10 gennaio 2021 a Palazzo Mosca – Musei Civici e al Museo Nazionale Rossini.
Dopo l’estate l‘evento sarà quindi protagonista anche del Natale pesarese e meta turistica durante le
festività.
Un progetto espositivo emozionante e di grande qualità, accolto da Pesaro Città Creativa Unesco della
Musica, che grazie al connubio di immagini e atmosfere musicali indimenticabili, sta riscuotendo interesse,
curiosità e feedback alquanto positivi. Aperta dal 12 luglio ha raggiunto in tre mesi ben 12.151 presenze,
tra visitatori provenienti dal territorio e turisti da fuori regione arrivati in città per le vacanze estive. Molto
partecipate anche le visite guidate organizzate nelle due sedi in diverse occasioni: dal “San Pietrino
Summer Street” in piazza Mosca alle “Soirées musicales” al Museo Nazionale Rossini fino alle settembrine
Giornate Europee del Patrimonio 2020. Appuntamenti che sono stati sempre sold out nonostante le dovute
limitazioni nel rispetto delle norme sanitarie anti Covid.
Così Daniele Vimini, assessore alla Bellezza: “Grande soddisfazione per l’andamento della mostra, tant’è
che abbiamo deciso di prorogarla fino al nuovo anno per abbracciare la Festa della Musica Unesco e
l’edizione speciale del Rossini Opera Festival a novembre e a dicembre le feste di Natale. Siamo convinti
che potrà essere interessante anche per i turisti autunnali e per quelli che arriveranno a Pesaro per il
periodo natalizio. In più mi piace sottolineare che si tratta di una proposta molto apprezzata anche dai
genitori e dagli insegnanti venuti a visitare la mostra; quindi ci auguriamo che, pur con le difficoltà della
ripresa scolastica, l’esposizione venga scelta come opportunità di formazione, proponendo un percorso che
parte dalla musica per raccontare la storia contemporanea: una bella opportunità di riflessione per gli
studenti, a maggior ragione in un anno in cui le lezioni sono condizionate dalle complessità dell’emergenza
Covid.”
In un momento di incertezza come quello attuale si sente ancor più la necessità di guardare alla storia. La
mostra “NOI” accoglie uno spaccato importante, una grande rappresentazione della storia italiana recente

dal 1958 al 1982 e lo fa con un evento a 360 gradi che racconta venticinque anni rivoluzionari sotto tutti gli
aspetti, sociali, etici, economici. Protagonista la “musica d’autore” strumento di esplorazione e
interpretazione di quelle grandi trasformazioni perché ha saputo parlarne il linguaggio, descriverne i fatti,
respirarne il clima e restituirne le emozioni.
Patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e dalla Regione Marche,
oltre che da FIMI, RAI, SCF e SIAE, la mostra è prodotta da Bibibus Events ed è a cura di Gianpaolo
Brusini, Giovanni De Luna, Lucio Salvini, con la partecipazione di Fabri Fibra, Marco Tullio Giordana,
Vittorio Nocenzi, Giorgio Olmoti e Omar Pedrini, a garantirne il rigore storico/scientifico, l’alta valenza
culturale e la forte impronta didattico/educativa.
Racchiusa fra due abbracci, quello di Domenico Modugno sul palco di Sanremo 1958 e quello di Paolo
Rossi nella notte di Madrid che nel 1982 laureò l’Italia campione del mondo, la mostra procede
cronologicamente attraverso il contrappunto di 100 opere musicali italiane, selezionate nel repertorio di
quel periodo: una chiave di lettura e approfondimento, un “passo a due” fra musica e società, in cui stili di
vita, lavoro, moda, fatti di cronaca, si influenzano a vicenda.
Una canzone, non meno di un libro o di un dipinto, sa riflettere il momento storico in cui è stata immaginata,
scritta e cantata. Non esistono canzonette, solo canzoni, e sono state trattate per quello che sono:
contributi culturali di importanza critica per il passato, il presente e il futuro. Nei grandi avvenimenti
come in quelli di minor rilievo, la musica narra, descrive, talvolta preconizza e, infine, fissa nella memoria.
Il percorso espositivo è suddiviso in quattordici aree tematiche in grado di coinvolgere tanto chi quegli
anni li ha vissuti in prima persona, quanto le generazioni più giovani, in un comune percorso di immersione
nella memoria collettiva italiana. Dalla grande immigrazione verso le città del Nord della fine degli anni
Cinquanta, sino al disimpegno che ha configurato gli anni Ottanta.
Si parte da Palazzo Mosca – Musei Civici con le sezioni: “Volare” penso che un sogno così non ritorni
mai più, “Il Treno del sole” come è bella la città come è viva la città, “Il Boom” il mutare del profilo delle
città e delle campagne, “Carosello” l’avvento del consumismo, “Abbronzatissimi” la conquista del tempo
libero e delle vacanze di massa, “L’Esercito del Surf” i giovani quale nuovo soggetto sociale e “Pensiero
Stupendo” con il lungo cammino dell’emancipazione femminile.
Il percorso prosegue al Museo Nazionale Rossini con le sezioni: “C’era un ragazzo che come me” le
rivendicazioni sociali e i movimenti studenteschi, “Contessa” lotte operaie, “La locomotiva” il terrorismo,
“Musica ribelle” le radio libere, “La febbre del sabato sera le discoteche, “Splendido Splendente” il
riflusso che darà inizio agli edonistici anni ’80 ed infine “il Mundial” la notte che ci cambiò per sempre.
La fruizione musicale in mostra è a più livelli: dall’audio diffuso nelle varie sale, alle opere ascoltabili
singolarmente grazie alle più recenti tecnologie, agli speaker direzionali per i filmati d’epoca. I 100 brani
scelti, utilizzando un criterio di massima inclusività, da Peppino di Capri a Francesco Guccini, da Patty
Pravo a Fabrizio De André, sono in grado di trasmettere, anche a chi non c’era, il senso profondo di quella
musica e di quegli anni.