Attualità a cura di Maurizio Donini

Progetto ShareArt la tecnologia unisce Enea e istituzione Bologna

I tempi cambiano e la tecnologia avanza in ogni campo, se è vero che l’arte appare intangibile e la
modernità si limita a fare da cornice tecnica ad opere vecchie di decenni, ora si aprono nuovi
scenari. Tutto nasce da una collaborazione tra ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia e lo sviluppo economico e Istituzione Bologna Musei, da cui nasce un sistema
denominato ShareArt. Questo sistema serve a misurare il gradimento di un’opera d’arte in modo
scientifico, attraverso il monitoraggio dei visitatori e la misurazione delle loro reazioni alla visione.

per il quale il Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali di ENEA ha scelto
come partner di progetto l’Istituzione Bologna Musei. In quanto sistema museale che riunisce un
articolato e complesso patrimonio storico, artistico e culturale distribuito in 13 sedi espositive,
oltre al Complesso Monumentale della Certosa, il sistema museale civico di Bologna si qualifica
infatti come contesto ideale di sperimentazione e applicazione sul campo per la realizzazione di
repository di informazioni eterogenee e personalizzate nelle fasi di acquisizione dati,
conservazione e documentazione.
“Attraverso una telecamera il sistema ShareArt rileva automaticamente i volti che guardano nella
sua direzione acquisendo, contestualmente, una serie di informazioni relative al comportamento
nell’osservazione delle opere d’arte come, ad esempio, il percorso compiuto per avvicinarsi
all’opera, il numero di persone che l’hanno osservata, il tempo e la distanza di osservazione, il
genere, la classe di età e lo stato d’animo dei visitatori che osservano. L’applicazione al mondo
dell’arte di questo sistema, che cambiando la prospettiva rivolge la telecamera dall’opera verso il
pubblico in modo che rilevi i volti che la osservano all’interno di un percorso museale, in una
mostra temporanea, in una galleria o in un sito archeologico, consente di monitorare, tramite la
generazione di dati oggettivi, il gradimento e la fruizione da parte dell’osservatore dell’opera e
degli spazi antistanti la stessa”, spiegano i quattro esperti ENEA Stefano Ferriani, Giuseppe
Marghella, Simonetta Pagnutti e Riccardo Scipinotti che partecipano allo sviluppo del progetto.
Il sistema si compone di una serie di dispositivi di acquisizione dati, oggi disponibili sul mercato a
costi contenuti, che, provvisti di telecamera, raccolgono le informazioni e le inviano a un server
centrale per l’elaborazione e l’immagazzinamento. Un’applicazione web consente la consultazione
dei dati, consentendone un’analisi multidimensionale interattiva con tecniche OLAP (On-Line
Analytical Processing). A differenza di altri metodi di monitoraggio del pubblico dei musei,
ShareArt non richiede alcuna attività da parte del visitatore né dispositivi da indossare che, agendo
sul suo comportamento naturale, influenzerebbero i dati raccolti alterandoli. Inoltre, la tecnologia
impiegata è compatibile con il regolamento GDPR sul rispetto della privacy perché non acquisisce
né memorizza dati associabili a una persona fisica o che ne indichino la posizione geografica. Per
l’avvio del progetto a Bologna sono state individuate le Collezioni Comunali d’Arte situate al
secondo piano di Palazzo d’Accursio. Nelle loro sontuose sale ambientate, un tempo adibite a
residenza dei Cardinali Legati rappresentanti del potere pontificio, è possibile ammirare un ricco e
variegato patrimonio di dipinti, sculture, mobili, arredi e suppellettili sedimentatosi nel tempo
grazie a successive donazioni di magistrature cittadine e collezioni private.

“Vi sono domande che si rincorrono tra le mura di un museo. In cosa consiste il gradimento di
un’opera? Quali sono le variabili personali e ambientali che influiscono su questo gradimento? –
osserva Roberto Grandi, presidente Istituzione Bologna Musei – Le risposte tradizionali sono
troppo approssimative. Ecco allora che l’Istituzione Bologna Musei ed ENEA hanno considerato
alcune sale delle Collezioni Comunali d’Arte come un laboratorio sul campo per approfondire le
dinamiche della fruizione in presenza delle opere in relazione al contesto spazio-temporale. Non
solo il modo di osservare, ma anche come si arriva all’opera, quanto la si osserva. Sono
comportamenti che aiutano i curatori dei musei a comprendere meglio i comportamenti dei
visitatori e i ricercatori ad approfondire le dinamiche della percezione del gradimento attraverso la
raccolta e la elaborazione di un grande numero di dati. È un percorso affascinante e siamo
soddisfatti di poterlo affrontare con una istituzione scientifica di eccellenza come ENEA”.

“Uno degli aspetti che ritengo importante sottolineare – commenta Maurizio Ferretti, direttore
Istituzione Bologna Musei – è come nello sviluppo del progetto la collaborazione tra le
professionalità scientifiche e tecniche di ENEA e quelle curatoriali museali dell’Istituzione Bologna
Musei sia stata sempre molto fluida e facile. Credo che in ciò abbia contribuito il comune approccio
razionale nei confronti delle sfide – seppure caratterizzate dai diversi settori di attività – e il comune
atteggiamento di orientamento al risultato”.

L’utilizzo dei big data e dei risultati ottenuti aprono improvvisamente scenari futuristici con indici
di gradimento certi rispetto mostre e opere d’arte. Oltre il riscontro del lavoro messo in atto,
posso personalmente ipotizzare ulteriori possibili utilizzi ai fini della ricerca di eventuali sponsor
per sostenere mostre ed esposizioni.
MAURIZIO DONINI